La facile scommessa sul generale Vannacci di Matteo Salvini, che è a caccia di voti non da destra o da sinistra, ma da un pozzo nero.

Ma certo che il Vannacci piace. Il logorroico e grafomane generale dispone di un’ampia platea di ammiratori e seguaci, e questo Matteo Salvini l’ha capito benissimo; ecco perché ha pensato bene di metterlo in lista alle elezioni europee. Da sempre Matteo Salvini ama cercare consenso là dove domina l’ignoranza e dove l’intolleranza attecchisce più facilmente, fra la gente a cui piace chi propone soluzioni facili ai problemi complessi. Poco importa che quelle soluzioni siano meschine, disumane e comunque inattuabili.

Prima di convertirsi al nazionalismo italico, quando ancora rivendicava il nazionalismo padano, Matteo Salvini lisciava il pelo a quel tipo di gente – ma solo al di là del Po – con gli slogan padani, non suoi, ma da lui adottati con entusiasmo: Roma ladrona, via i terroni dal Nord, chi non salta italiano è, i meridionali ci rubano il lavoro, i terroni sono fannulloni, eccetera. Con questi slogan grattava il sottogola e il ventre e lisciava il pelo ai ringhiosi razzisti settentrionali, quelli che pregavano il Vesuvio e l’Etna di sterminare i terroni e, imitando i suoi mentori Bossi, Borghezio, Castelli, di costoro godeva il consenso.

La vera anima di Matteo Salvini, sia chiaro, non è cambiata di una virgola: lui, oltre che superficiale e qualunquista, continua ad essere antimeridionalista e razzista e la battaglia della sua Lega per la cosiddetta “autonomia differenziata” sta lì a dimostrarlo. Ma essendo bulimico di potere e non poco astuto (questo bisogna riconoscerglielo), ha capito che la gente ignorante, intollerante e smaniosa di soluzioni facili ai problemi  complessi non pascola soltanto nelle lande della bassa bergamasca e dintorni, e quindi si è travestito da fervente patriota italiano. Perciò ha smesso (per ora) di insultare i meridionali, sposta il tiro sull’Europa e sugli immigrati, s’intigna col Ponte dello Stretto e, colpo di genio, candida alle Europee il generale Vannacci.

Chi meglio del Vannacci può attirare il voto dei malmostosi, dei razzisti, dei qualunquisti, degli insofferenti verso ogni idea di tolleranza, di integrazione (che si tratti di immigrati o portatori di handicap), e di comprensione del diverso? Chi meglio del Vannacci può affascinare la gente la cui base culturale è il pregiudizio, dispersa in modo praticamente omogeneo sull’intero territorio nazionale?

Ci potete scommettere che il Vannacci prenderà una marea di voti, sottraendone forse anche a Meloni, che dal suo ruolo è costretta ad astenersi dalle intemerate cui era solita abbandonarsi prima, quando era all’opposizione, e che quindi delude forse un po’ quel popolo di insofferenti, qualunquisti, malmostosi, razzisti eccetera di cui sopra.

Quei voti, che non saranno leghisti, andranno al Vannacci ma Salvini si vanterà comunque di averli ottenuti lui. Essi però, se mi si concede il neologismo, saranno in realtà voti “contristi” perché verranno da chi è contro tutto e contro tutti, da chi pretende di sapere tutto anche se non ha studiato niente; da chi, come il Vannacci, rivendica il diritto di odiare il prossimo suo se è diverso da lui, e poco importa che questa diversità sia dovuta al colore della pelle, alla religione, alla condizione fisica, al sesso o alle opinioni politiche.

Salvini, candidando il Vannacci, sputa sulla Costituzione sulla quale ha giurato così come il Vannacci, affermando quello che afferma, si rende spergiuro nei confronti di quelle istituzioni alle quali aveva pur promesso, solennemente, di essere fedele.

Non c’è niente da aggiungere se non che Salvini potrà forse, così, arginare l’emorragia di voti che la sua deriva sostanzialmente fascista ha provocato tra i leghisti. Aggiungerei comunque anche che lui e il Vannacci, traboccanti come sono di ambizione, di arroganza e di protagonismo, sono troppo uguali l’uno all’altro per andare d’accordo molto a lungo: non passerà molto tempo prima che il Vannacci decida di andare per conto suo, lasciando Salvini con un palmo di naso.

Il generale sarà dunque eletto al Parlamento Europeo, di cui non sa nulla, candidato da un Salvini che già in quella sede non ha certo brillato e che l’Europa la detesta, grazie al voto di gente che dell’Europa se ne infischia, non ne sa nulla e vuole solo togliersi lo sfizio di votare uno che coltiva gli stessi pregiudizi e si nutre degli stessi stereotipi. Uno che, come lei, “dice quello che pensa”.

A Salvini, al Vannacci e a quella gente, il dubbio che, prima di dire quello che si pensa sarebbe opportuno pensare a quello che si dice, non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello.

Giuseppe Riccardo Festa

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