Tra tradizione e modernità
Testi e Foto di Assunta Scorpiniti
Dalla costiera amalfitana ai lidi di Cariati Vincenzo Monti, classe 1921, contestava ai concittadini cariatesi l’appellativo di varcaioli che essi attribuivano agli esecutori della sua arte: quella dei maestri d’ascia, i cui prodotti sono opere dell’ingegno e dell’attività umana. “A Maiori, dove sono nato, i barcaioli traghettano gli innamorati da Amalfi a Capri!” sottolineava, mostrando con orgoglio le immagini di tante imbarcazioni da lui ‘firmate’. Da qualche tempo màstru Cenzìnu se n’è andato, ma il suo ricordo è vivo, quanto radicata, nel centro del basso Jonio cosentino, la sua sapienza artigianale, acquisita attraverso sei generazioni di maestri d’ascia.
Fu suo padre, Natale, amalfitano, appunto, di Maiori, a “portare l’arte” a Cariati, negli anni Venti del Novecento, in cui ci fu un incremento della pesca e gli addetti, per formare la ciurma e, soprattutto, per farsi costruire nuove imbarcazioni, presero a recarsi in Costiera, dove l’arte aveva conosciuto i fasti della gloriosa Repubblica Marinara ed era, quindi, di tradizione antichissima. Spesso, tuttavia, erano i maestri campani a prestare la loro opera direttamente sul nostro litorale, e Monti, che nell’arte eccelleva, ad un certo punto (era il 1923), con la moglie Raffaella e il piccolo Vincenzo di soli due anni, decise di trasferirsi a Cariati dove, in pieno rione marinaro, creò un piccolo arsenale a cielo aperto cui, successivamente, venne annesso il capannone che per decenni ospitò una rinomata attività, svolta dal figlio e dal secondogenito Cataldo. I segreti del mestiere affidati al discepolo Antonio Montesanto A raccogliere il testimone dei valenti artigiani di Amalfi, è stato, una trentina d’anni fa, il più fedele discepolo di Vincenzo, Antonio Montesanto, 57 anni; la passione per l’arte lo ha letteralmente rapito all’età di 11 anni, quando costruì il primo modellino nella soffitta di casa, esattamente come vedeva fare nel cantiere dove si recava ogni pomeriggio, dopo aver adempiuto all’impegno scolastico. “Da allora non ho più smesso!”, esclama, con l’emozione di quel giorno memorabile.
Un lungo apprendistato e il conseguimento del diploma abilitante, gli hanno consentito, nel 1985, di impiantare un proprio esercizio, l’ “Artigiana barche”, presso la spiaggia di Magarello, vicino al centro abitato; fin dal primo giorno, ha applicato i segreti del mestiere affidatigli dal maestro amalfitano: “occhio, conoscenza di utensili e materiali, rispetto assoluto delle tecniche di costruzione, resistenza alla fatica e volontà di apprendere per tutta la vita”. Per diventare maestri d’ascia, diceva, bisogna sottostare a una disciplina rigidissima e ricercare la perfezione, perché “costruire barche è una grossa responsabilità”.
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