Il ritorno dei barbari di Carmen Liguori

Ormai è diventato un argomento virale. In tv, sui giornali, nei continui aggiornamenti che provengono da Internet, attraverso impietose fotogallery che, molto eloquenti, attraggono la nostra attenzione. Gli occhi dei media sono puntati sul grande scempio avvenuto in una tra le città più belle e visitate al mondo: l’assalto di facinorosi ultras ubriachi del Feyenoord, squadra calcistica olandese, a Piazza di Spagna, a Roma, in occasione della partita di Europa League, disputatasi il 19 febbraio 2015. Una notizia che, con annesse immancabili polemiche, rimbalza nella vasta rete, a colpi di tweet e post su Facebook. Ho seguito la vicenda con un certo interesse. Mi sono indignata, costernata, ma non stupita. Una volta realizzato ciò, mi sono chiesta se fosse normale non meravigliarsi dinanzi al fatto che un gruppo di violenti, non definibili assolutamente come “tifosi”, siano riusciti a privare Roma, in una notte di bagordi, della sua bellezza, universalmente riconosciuta e apprezzata, per consegnarci, invece, la cartolina di una capitale fragile, colpita in uno dei suoi punti nevralgici e trasformata in immondezzaio. Ancora, è possibile non stupirsi, vedendo la Barcaccia berniniana, storica fontana che troneggia in Piazza di Spagna, da poco restituita alla città dopo un lungo e costoso lavoro di restauro, diventare ricettacolo di bottiglie di birra, fumogeni, bandiere e palloncini? Purtroppo, credo proprio di sì. A questa assenza di incredulità, viene incontro anche la fatidica frase: “E che vuoi farci? Siamo in Italia”. Una frase perfetta, che sembra adattarsi bene a qualsiasi cosa, dagli annosi e onnipresenti problemi che incombono sul nostro Paese come una spada di Damocle, fino al fatto che una sorta di orda barbarica possa vandalizzare la Capitale con estrema facilità. Fra le istituzioni, il clima non è dei migliori. Dopo l’imbarazzante situazione venutasi a creare, le accuse e le controaccuse circa la possibilità di evitare tutto questo, mobilitando più elementi appartenenti alle forze dell’ordine, si susseguono, passando dalle interviste ai cinguettii, in una delle attività che sta diventando all’ordine del giorno in Italia: lo scaricabarile. Una situazione, questa continua non-ammissione di responsabilità, che, passando dal sindaco al Prefetto, al Questore, al Ministro degli Interni e via di nuovo, rischia di creare più confusione e pessimismo fra i cittadini che altro. Forse, alla fin fine, ci toccherà anche riconoscere che Giorgio Gaber aveva ragione, quando nel testo di una sua nota canzone affermava che gli italiani “son troppo appassionati di ogni discussione”: posso immaginare la reazione di un osservatore esterno, di un altro paese europeo, ad esempio, dove tutto ciò non deve sembrare altro che l’ennesima farsa “all’italiana” e questo continuo battibeccare una rissa da pollaio. Quanto è successo, tuttavia, spinge a fare una considerazione, che fa storcere la bocca in un sorriso amaro: quanti artisti fra Cinque e Seicento, anche olandesi, hanno visitato l’Italia al fine di ammirare i capolavori dei grandi maestri rinascimentali e non solo, ma anche per lasciarsi ispirare dalle vestigia dell’antica civiltà romana? E’ possibile che un tale lascito e un tale passato debbano essere infangati da incursori moderni? Questo scacco in cui Roma è stata tenuta anche solo per una notte ci costa molto caro: la Barcaccia del Bernini molto probabilmente non tornerà più al suo stato originale, così come nella stessa piazza rimarranno i segni di ciò che è accaduto, nella sconcertante e desolante immagine di vetrine e saracinesche distrutte e di rottami di vario genere sparsi ovunque. Non abbiamo, ad oggi, molte occasioni per lodare l’Italia: il patrimonio artistico – culturale ce ne dà tuttavia la possibilità. E’ giusto non gettare la spugna affinché chi si è reso responsabile paghi. Altrimenti, a gettarla questa spugna, potremmo rimetterci la dignità

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