Che aria tira a Cariati?! 

È dunque a questo punto – una comunità ferma - che dobbiamo arrenderci?

Ormai mi sono pure annoiato di scrivere sempre le stesse identiche cose. Chiedo scusa ai lettori. Lo faccio per spirito di servizio ed esclusivamente per l’affetto sincero che provo nei confronti di tantissimi amici e amiche cariatesi, che non mi fanno mai mancare la loro vicinanza e non solo quando sono a Cariati. La circostanza, tengo a sottolinearla, va avanti da diversi anni e risale a sin alla prima cosiliatura dell’avvocato Filippo Sero. 

Ogni volta che torno in paese, ci mancavo dallo scorso periodo pasquale, sembra che tutto sia prossimo al baratro. Ormai Cariati è posizionata su un piano inclinato, che alimenta giorno per giorno una terribile situazione di assuefazione. Tutto è uguale a prima, se non addirittura peggio. 

Sono anni che non riesco a riscontrare, ad esempio, un segnale positivo prima dell’avvio della stagione estiva. Domina in lungo e in largo un sorta di improvvisazione permanente. Mai che ci sia un’azione programmata e pianificata, nonché valutabile al termine del periodo estivo per raccoglierne i miglioramenti. Tutto ha una sorta di fiato cortissimo. 

Non ripeto certo qui l’elenco, già fatto, delle innumerevoli criticità, una lista fatta tante altre volte in precedenza. Eppure gli amici vacanzieri mi chiedono il perché di questa atavica situazione. Di una comunità ferma che non reagisce in primis, avviando delle iniziative dal basso. Confesso che ormai non riesco più neanche a trovare le giustificazioni. 

Del resto anch’io ho perso ogni forma di ottimismo e spero tanto che qualcuno possa invertire la triste deriva. La storia, forse, è anche di sicuro più complessa di quanto scrivo, ma a conti fatti non posso sottrarmi a quanto vedo in giro e sento da tantissimi cariatesi. 

Infatti, come non vedere e sentire la percezione diffusa di questo stato di apatia e scarsa reattività al contesto, piuttosto critico. È dunque a questo punto – una comunità ferma – che dobbiamo arrenderci? È questo quel che ci aspetta? Spero che qualcuno mi renda qualche risposta che mi/ci possa rallegrare. 

Nicola Campoli 

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