Matteo Salvini (e tanti altri): chi di medio ferisce…

Intendiamoci: quel gesto è brutto, maleducato e volgare, chiunque lo esibisca e contro chiunque sia esibito; e dispiace che a farlo contro Salvini (un Salvini peraltro addormentato: così son buoni tutti) sia stata una ragazzina, che per il resto ha l’aria di essere beneducata e a modo.

Ma trovo sorprendente che Salvini si sia inalberato contro il gesto, mettendo su il broncio e facendo l’offeso ed iscrivendone peraltro l’autrice alla movimento delle Sardine. Sardine che sicuramente gli sono avverse, ma è proprio per combattere la volgarità e l’aggressività in politica che sono scese nelle piazze, e invitano continuamente i propri simpatizzanti a evitare ogni comportamento contrario alla buona creanza e al rispetto, anche e soprattutto dello stesso Salvini.

Salvini al quale vorrei far sommessamente notare che il primo a fare un uso politico di quel gesto è stato il fondatore del suo partito, quell’Umberto Bossi che ormai è in disarmo ma che ha anche introdotto in politica il “celodurismo”, l’uso a mo’ di carta igienica della Bandiera Nazionale e altre consimili piacevolezze.

Egli stesso, peraltro, quel gesto, e non solo quello, non lo lesina e ci sono diecine di foto (ah, questa rete digitale, che arma a doppio taglio che è!) che lo mostrano, fra un mojito, una pizza, una birra e un BigMac, in orgogliosa esibizione di questa simulazione fallica. Per non parlare dell’idea di portare una bambola gonfiabile su un palco e paragonarla a Laura Boldrini o del discutibile gusto di cantare una canzonaccia antimeridionale a un raduno dei suoi sodali padani.

Non più tardi di ieri, tanto per confermare la gara al cattivo gusto, Pierluigi Paragone, già leghista e ora grillino ribelle, ha rivolto questo gesto ai suoi attuali colleghi di partito che sopportano sempre di meno le sue prese di distanza dalle posizioni di Di Maio e lo ritengono orientato a tornare nel verde ovile dal quale è (temporaneamente?) uscito. Colleghi di partito che comunque, in gran parte, non sono certo più temperanti di lui. Non dimentichiamo che l’atto di nascita del Movimento 5 Stelle è stato segnato da un pubblico “Vaffa” e che di volgarità, oscenità, insulti e insinuazioni, dai palchi di Beppe Grillo e dalle dichiarazioni di molti suoi seguaci, ne abbiamo purtroppo sentite sempre tante; troppe.

E’ troppo facile dire “chi la fa l’aspetti”. In realtà questi gesti e questi comportamenti sono il sintomo di una caduta di stile, di una mancanza di educazione e di un’irresponsabilità che è stata promossa e sdoganata da una parte della classe politica, ne ha contagiata un’altra (c’è caduto anche Massimo Cacciari, che da intellettuale e filosofo da simili cadute di gusto, fosse anche per scherzo, dovrebbe astenersi più che chiunque altro) e si è poi diffusa un po’ dappertutto anche grazie (si fa per dire) al mostruoso potere di propagazione dei social media.

Non sono certo il primo a notare che troppi politici, anziché proporsi come modelli di ragionevolezza, di pacatezza e di moderazione da imitare, studiano ciò che di peggio caratterizza il loro elettorato e se ne fanno portatori, lanciando il messaggio: “Vedi? Io sono come te, perciò votami”.

Dunque Salvini, Paragone, Bossi, Grillo, Cacciari, Taverna, Giarrusso e tutti gli altri che come loro tendono a confondere la volgarità con la semplicità popolare, se non vogliono essere ripagati con la moneta di cui essi stessi hanno inflazionato il Paese, debbono semplicemente darsi una regolata e cominciare a comportarsi, essi per primi, in modo civile ed educato. Ma affinché ciò avvenga sono necessarie due condizioni, una più improbabile dell’altra. La prima condizione è che vogliano farlo, e già di questo è legittimo dubitare, perché solleticare i bassi istinti della gente, purtroppo, elettoralmente è molto remunerativo.

La seconda condizione, la più improbabile, è che siano capaci di farlo.

Giuseppe Riccardo Festa

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