Quello che penso di influencer e influenzati già l’ho chiarito da gran tempo proprio dalle pagine virtuali di Cariatinet (https://www.cariatinet.it/sono-vaccinato-contro-linfluencer/ ), e non starò qui a ripetermi. Per certi versi, dunque, benedico lo scandalo che sta distruggendo l’immagine di Chiara Ferragni, che forse (ma non ne sono poi così sicuro) indurrà qualcuno a riflettere sull’opportunità di affidarsi a lei, o a qualunque altro influencer, per decidere cosa dire, vestire, fare, mangiare, pensare.
Chiara Ferragni cerca ora di attutire la gravità del colpo ricevuto abbandonando la sua abituale mise luminosa, ammiccante e traboccante di “oh-come-sono-gnocca-oh-come-sono-gnocca” e mostrandosi (quantum mutata ab illa!) dimessa e quasi lacrimosa (studiatamente dimessa e quasi lacrimosa) in un video a chiedere scusa e a promettere che devolverà quel milione a suo tempo elargitole dalla Balocco all’ospedale pediatrico cui, a dispetto dello spot, non aveva in realtà dato il becco di un quattrino.
Bisogna ammettere tuttavia che, mossa studiata o no, alla fin fine il milione all’ospedale ci andrà.
Il capo del Governo, Giorgia Meloni, si è buttata a pesce sulla vicenda e, con la consueta grazia da Savonarola in tailleur, ha indicato la influencer al pubblico ludibrio, svergognandola per l’indebito e immorale arricchimento.
Soprassediamo sul fatto che un capo del Governo dovrebbe forse concentrare il suo pensiero su eventi ben più pressanti e gravi di questi, tipo le guerre in Ucraina e in Palestina, il MES, il Patto di Stabilità, il debito pubblico, la percentuale di povertà in spaventoso aumento tra la popolazione e la Sanità pubblica che boccheggia: in fondo, la Signora Meloni stava arringando il suo popolo, parlava al suo popolo, lisciava il pelo al suo popolo (è quasi sempre e soltanto al suo popolo che si rivolge la Signora Meloni: se si rivolge agli “altri”, è solo per indicarli come nemici, denigratori, infingardi, maligni e comunisti), e al suo popolo la Signora Meloni sa sempre rivolgersi nei modi al medesimo graditi.
Così, pronta a stigmatizzare gli illeciti di Chiara Ferragni, la Signora Meloni ha dimenticato quelli che riguardano i suoi sottosegretari (Santanché con le sue società, Sgarbi con le sue consulenze a peso d’oro) i suoi ministri (Salvini con i famosi 49 milioni), i suoi camerati di partito (Donzelli e Del Mastro e la rivelazione di segreti d’ufficio) e i suoi familiari (Lollobrigida con i Freccia Rossa da fermare a richiesta e le sostituzioni etniche): non mi risulta che alcuno di costoro, sia pure a favore di telecamera e dopo attenta preparazione del filmato, abbia chiesto scusa a chicchessia, né che abbia fatto ammenda devolvendo qualcosa a un qualsiasi ente benefico o assistenziale.
Non provo nessuna simpatia verso Chiara Ferragni e verso qualunque influencer; ma ho sempre pensato, come diceva un tale di cui fra qualche giorno si celebra la nascita, che prima di giudicare gli altri bisognerebbe fare pulizia in casa propria: lui usava una metafora che parlava di occhi, di pagliuzze e di travi.
Di chi sto parlando? La Signora Meloni dovrebbe saperlo benissimo, visto che non perde occasione per proclamarsi cristiana. Ma il condizionale è d’obbligo.
Giuseppe Riccardo Festa
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