Mi manca il caffè delle 6.30

E, allora, sarà buon caffè a Tutti

Caffè

In queste lunghe giornate di nefasta pandemia, mai cambiando l’abitudine, ci sono passato, esternamente, più volte. È di strada all’edicola. La serranda di colore nero sempre rigorosamente chiusa, ma non c’erano in fondo molte alternative. 

Un cartello, ormai sbiadito e stropicciato, che annunciava la chiusura: “torneremo più forti di prima”. Un sano auspicio che non mi sono mai stancato di leggere. È stato un appuntamento fisso nelle mie giornate di isolamento forzato. D’altronde, un messaggio dallo spirito anche un po’ scaramantico che mi ha aiutato ad avere più fiducia. 

Da affezionato cliente, entrare a prendere il più classico dei caffè, mi è mancato tantissimo. E poi il luogo, piccolo e accogliente, per me ha sempre segnato la migliore tradizione per scambiare qualche buona e spensierata chiacchiera, mai di troppo. 

Spontanee confidenze che solo al bar si possono fare. Gettate lì senza sentirsi minimamente giudicato. L’amico barista, anche titolare dell’attività, è diventato negli anni una persona di famiglia. I miei figli con lui ci sono cresciuti. 

Riesce, immediatamente, a capire quando varchi la soglia del locale di che “pasta” sei quel giorno. E a seconda delle sue analisi da manuale, fatte per giunta all’istante, dosa di conseguenza le parole e anche la “forza” del caffè che ti prepara. Capace anche di stare silente, perché in quel caso sa che anche una sola parola non sarebbe bene accetta. 

Stamattina camminando lungo la mia abituale meta mi sono accorto che il cartello non c’era. Volato via? Ci sarebbe potuto pure stare. Nel frattempo, sono stato assalito dal buon sentimento che mi ha portato a sperare. 

Chissà che tra poco, seppure nel rigore delle norme, ritornerò a prendere il mio buon caffè. E, allora, sarà buon caffè a Tutti.

Nicola Campoli

ps: Dimenticavo. La ripresa sarà difficile, ma se fosse possibile questi lavoratori avranno bisogno di buon senso e buon cuore! Non dimentichiamoci di fare la nostra parte! nc

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