L’ANNO CHE VERRA’

Che dire, miei ventiquattro amati lettori? Arriva, come ogni anno, la fine dell’anno, e come ogni anno ci sforziamo di sperare che il successivo sarà foriero di buone notizie, di benessere, di serenità, di pace e di gioia. Lo sforzo è immane e richiede una mostruosa carica di ottimismo, o se preferite di incoscienza, in considerazione della direzione che a quanto pare, con una sempre più stretta conversione a U, la Storia ha deciso di prendere: divisioni e incomprensioni stanno rimpiazzando il sogno di un mondo senza frontiere; meschinità ed egoismi, mascherati dietro pretese difese di valori nazionali, inducono i politici ad alimentare nella gente ostilità verso gli stranieri, i poveri e chiunque sia anche solo sfiorato dal sospetto di essere, in qualunque forma e maniera, “diverso”.

Ma non è questo il peggio.

Pseudoculture e pseudoscienze, con la complicità dei social media, corrodono la fiducia nei confronti della Cultura e della Scienza; l’ignoranza e l’incompetenza, viceversa, sono da molti considerati non più dei limiti ma dei valori; il deterioramento dell’ambiente va di pari passo col degrado del tessuto sociale, la rabbia si sostituisce alla riflessione, le decisioni sono prese badando più all’effetto che avranno sui sondaggi che non alla loro effettiva utilità.

Ma non è nemmeno questo il peggio.

Venti minacciosi di guerra soffiano sempre più forte, alimentati dall’ego di leader avidi e incapaci di rendersi conto delle possibili conseguenze delle loro azioni; i potenti della politica, dell’economia e dello spettacolo allungano le mani sulle ricchezze del mondo e sui corpi delle donne, con sfacciate esibizioni di potere.

Ma non è neppure questo il peggio.

Qui da noi, ai malanni che ho elencato, si aggiunge la campagna elettorale che fino al 4 marzo riempirà di veleni televisori, giornali, social network, muri coi manifesti dei partiti, discussioni al bar. Però, dopo il 4 marzo, le cose andranno anche peggio se è vero, come sembra, che grazie alla nuova legge elettorale nessuno sarà in grado di governare, anche se il grillino Di Maio, se come sembra il suo partito sarà il più votato, reclamerà il diritto di fare il premier, dimenticando che quella stessa Costituzione che si vanta di aver difeso un anno fa non consente di formare un governo a chi non è in grado di garantirgli una maggioranza parlamentare.

Ma per quanto sembri assurdo, non è nemmeno questo il peggio.

Sembra, anche, che il PD si ridimensionerà parecchio, grazie al costante e fruttuoso impegno di Matteo Renzi nello sforzo di rendersi sgradito, e non solo a chi ha idee di sinistra, e al costante sforzo dei leader, leaderucci e leaderini della sinistra di realizzare la moltiplicazione dei partiti, con un’inversamente proporzionale diminuzione delle simpatie nell’elettorato; intanto Berlusconi, non pago di averci fatto ridere il mondo dietro per vent’anni, sogna di tornare a farlo ancora, con l’aiuto di Meloni e di Salvini.

Ma anche questo, miei ventiquattro angustiati lettori, perfino questo, non è il peggio.

Tutto questo in effetti, non è che quisquilia e pinzillacchera, al confronto con una ben più grave sciagura che incombe su di noi. E cos’è, vi starete chiedendo: un asteroide che distruggerà il mondo? Il virus Ebola che scatenerà un’epidemia mondiale? Terremoti? Tsunami? Inondazioni? Peggio, miei ventiquattro afflitti lettori: molto peggio.

Per ben cinque giorni, infatti: dal 6 al 10 febbraio, dal Teatro Ariston di Sanremo si svolgerà il Festival di Sanremo, e a dirigerlo e presentarlo – alle sciagure non c’è davvero mai limite – sarà Melagno Cantalamessa, meglio noto col nome di Claudio Baglioni.

Sì, proprio lui: quello che comincia a cantare le sue canzoni a frequenze di otto decibel sotto il rutto e le finisce strangolandosi sulla soglia dell’ultrasuono. Quello che si è stirato a tal punto la faccia, che quando sbatte le palpebre gli si dilatano le narici. Quello che della melassa ha fatto la componente fondamentale della sua musica. Ed è proprio lui che ha selezionato cantanti e canzoni; e se tanto mi dà tanto…

Beh, carissimi lettori di Cariatinet, che dire? Dopo cinque serate di Festival di Sanremo diretto da Baglioni, perfino Kim Yong-un, Trump, la signora May, gli sporcaccioni di Hollywood, Salvini, Berlusconi, Grillo, Renzi, Di Maio, e tutta la gran congerie di facce e fattacci che costellano le pagine dei giornali e incupiscono i nostri pensieri finiscono per diventare qualcosa di sopportabile.

Dunque tanti auguri, miei ventiquattro carissimi lettori, affinché il prossimo anno non mantenga nemmeno una delle trucide promesse con cui si annuncia e anzi il quadro si rovesci e tutto vada nel migliore dei modi nel migliore dei mondi possibili. Con un’eccezione che è anche un avvertimento: anche quest’anno, come ormai è tradizione, vi delizierò con i miei resoconti sulle serate di Sanremo.

A dimostrazione che, ahivoi, al peggio non c’è mai limite.

Giuseppe Riccardo Festa

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