IL PD RINGRAZIA GRILLO

Non so quanto il risultato delle elezioni europee, così gratificante per il Partito Democratico, possa essere attribuito al carisma di Matteo Renzi, al suo attivismo ed alle riforme che, per il momento, è riuscito a promettere ma non ha ancora potuto realizzare.Quello che è sicuro è che ora, Matteo Renzi, la cambiale in bianco che ha firmato e che tanti italiani hanno accettato dovrà onorarla; e dovrà farlo in fretta, perché gli italiani sono tanto facili ad innamorarsi quanto a disamorarsi.

Alle elezioni precedenti, le politiche dello scorso anno, l’’exploit del partito di Beppe Grillo ha sorpreso tutti tanto quanto, ora, tutti sono sorpresi del successo così oggettivamente imprevedibile del PD. Grillo aveva saputo raccogliere e canalizzare nel suo movimento la rabbia e l’’esasperazione di gran parte dell’’elettorato, che dei comportamenti di gran parte della classe politica – autoreferenziale, corrotta, distratta e assente – che aveva governato fino a quel momento non ne poteva più. Ma non ha saputo gestire il patrimonio di consenso che ha raccolto. Al contrario si è chiuso in una torre d’’avorio invocando un’’improbabile maggioranza plebiscitaria, il potere assoluto e totale per il proprio partito, l’’ostracismo per l’’intera rappresentanza di tutti gli altri partiti, e soprattutto concentrando sul PD gli strali delle sue invettive.

Le fasi finali della campagna per queste elezioni europee hanno visto, da parte di Beppe Grillo, un crescendo di minacce ed invettive che sono culminate della promessa di processi popolari per tutti i giornalisti, i politici e gli industriali “nemici” del suo movimento, di un assedio del Quirinale, di sputi in faccia digitali e nell’’appropriazione della figura di Enrico Berlinguer da parte dello stesso Grillo e di Casaleggio, nelle ipotesi assurde di privare del voto i cittadini che hanno superato una certa età.

Paradossalmente, è probabile che proprio la violenza esasperata dei comizi di Grillo, in uno con la sostanziale inutilità dell’’azione dei suoi parlamentari a Montecitorio ed a Palazzo Madama, sia fra le ragioni del successo del PD. Molti si sono letteralmente spaventati di fronte alla prospettiva di un’’Italia attraversata da rese dei conti, da fughe in avanti verso una sicura distruzione di molte cose cui però non si affiancava un progetto sufficientemente chiaro e credibile di costruzione di qualche cosa.

Anche il passaggio di Grillo a “Porta a Porta” più che conquistare elettori al M5S fra i conservatori, ha sollevato dubbi, timori e perplessità. È difficile, ad esempio, dare una qualunque credibilità ad una vaga promessa di crescita industriale affidata alla diffusione di stampanti 3D, o alla promessa di un referendum sull’’Euro che la Costituzione espressamente proibisce.

Grillo aveva previsto una vittoria plebiscitaria del suo movimento. Si diceva sicuro di superare, e di grande misura, il risultato elettorale del PD. Era convinto che avrebbe anche conquistato la presidenza di una regione, e l’’amministrazione di numerosi comuni. Così non è stato. Il risultato delle sue invettive ha prodotto un effetto boomerang; e mentre in tutto il resto d’’Europa i movimenti euroscettici hanno visto avanzate clamorose (in particolare in Francia e in Austria), ben più clamorosa è stata la frenata che ha subìto il movimento di Grillo, a tutto vantaggio del PD.

Frenata della quale lo stesso Grillo è l’’unico e indiscutibile responsabile. Aveva dichiarato, Grillo, che in caso di sconfitta a queste elezioni lui e Casaleggio avrebbero abbandonato la politica. Non so se lo faranno davvero, e in fondo la cosa non ha poi molta importanza. In ogni caso, è auspicabile che i cittadini comunque numerosi che al M5S hanno dato la loro fiducia non continuino ad essere tenuti fuori dal processo di formazione delle leggi e delle riforme di cui il Paese, e l’’Europa, hanno un disperato bisogno.

L’’Europa, e l’’Italia, hanno bisogno anche di loro.

Giuseppe Riccardo Festa

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