«Può aver avuto contatti con la mafia ai tempi in cui in Sicilia facevano saltare i ripetitori Mediaset, la mafia voleva essere pagata per non farli saltare e forse Berlusconi avrà utilizzato Dell’Utri il quale da buon siciliano sapeva a chi rivolgersi per trattare. Se questo si considera reato allora sarebbero dovuti (sic) essere rinviati a giudizio un bel po’ di imprenditori italiani perché tutti sanno che per quieto vivere si deve arrivare a compromessi a volte purtroppo per poter operare in Sicilia»
Il virgolettato riporta testualmente (errori di grammatica inclusi), la dichiarazione della consigliera Lorella Benedetti, di FdI, durante una riunione del Consiglio comunale di Macerata dedicata alla proposta di intitolare una strada a Silvio Berlusconi.
Consoliamoci, noi calabresi, siciliani, pugliesi e meridionali in genere. Ci accusano di essere vigliacchi, di non saper reagire ai ricatti dei mafiosi e di subirli passivamente, ma poi scopriamo che questo atteggiamento non è poi così criticabile; è anzi legittimo e necessario, ed addirittura encomiabile – parola di consigliera comunale di FdI – in chi lo assume, a condizione però che sia ricco, potente e settentrionale. In questo caso egli merita di essere ammirato e imitato e, se recentemente scomparso, anche che gli si intitolino strade e piazze.
Vengono in mente Giovanni Falcone con Francesca Morvillo e la loro scorta, Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Paolo Borsellino e la sua scorta, Boris Giuliano, don Pino Puglisi, Peppino Impastato, il generale Dalla Chiesa, Rosario Livatino, Pio La Torre, Libero Grassi…
Stanti le dichiarazioni della consigliera Benedetti, tutti loro e i tanti altri, che la mafia ha assassinato perché le si sono opposti, non sono esempi illuminanti di amore per lo Stato e per la legalità, no: sono sciocchi che diversamente da Silvio Berlusconi non hanno saputo adeguarsi all’andazzo e cercare “il quieto vivere”. Le strade a loro intitolate, seguendo il ragionamento della consigliera Benedetti, vanno ribattezzate e intitolate a Lui, a Silvio Berlusconi e magari, perché no, anche a Marcello Dell’Utri, che è ancora vivo, d’accordo, ma che la consigliera Benedetti indica al mondo come fulgido esempio di capacità di mediazione e di dialogo. Dialogo con la mafia, ma tant’è.
Bisogna dire, a difesa della consigliera Benedetti, che non è sola in questo genere di valutazioni, visto che il ministro della Giustizia in carica sta facendo fuoco e fiamme per cancellare il reato di partecipazione esterna ad associazione mafiosa, sta già portando a casa l’abolizione del reato di abuso di ufficio e insiste per limitare la possibilità di utilizzo delle intercettazioni telefoniche, mentre il suo collega alle infrastrutture non esita a invitare don Ciotti, che alla lotta alla mafia ha dedicato e sacrificato la sua vita, ad espatriare, tacciandolo di “signore in tonaca volgare, ignorante e superficiale” per aver denunciato il rischio che il ponte sullo Stretto di Messina diventi un affare per le mafie; la RAI, intanto, cancella un programma già registrato di Roberto Saviano, dedicato alla lotta alla criminalità e il direttore DayTime della RAI spiega la cosa affermando che “Saviano non è l’unico depositario dell’antimafia”.
Dunque, la consigliera Benedetti di Macerata è in buona compagnia: chi si oppone alla mafia, nell’attuale compagine governativa e tra i personaggi che le fanno da contorno, è malvisto. È chi “per quieto vivere” con la mafia viene a patti, magari ospitandone in casa sua un esponente, tale Vittorio Mangano, che merita elogi, lutti nazionali, messe solenni e intitolazione di strade e piazze.
Ogni consigliere suggerisce consigli – dice nella Bibbia il libro dell’Ecclesiastico – ma c’è chi consiglia a proprio vantaggio. Guàrdati da un consigliere, infòrmati quali siano le sue necessità – egli nel consigliare penserà al suo interesse.
Certo che era proprio profetico, chi ha scritto questo libro della Bibbia. Sapeva già, un paio di secoli prima di Cristo, che razza di consiglieri comunali (di destra) ci sarebbero stati, nel 2023, a Macerata.
Giuseppe Riccardo Festa
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