UN’ALTRA AGRICOLTURA, UN’ALTRA ECONOMIA È POSSIBILE

CON IL CASO BIOSMURRA COME ALTERNATIVA A SISTEMA

COMUNICATO STAMPA N.14 – FONTE: BIOSMURRA/CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – 14.3.24                       

CIBO, CALABRIA POSITIVA A CENTRO INCHIESTA GLOBALE

CORIGLIANO – ROSSANO (Cs), giovedì 14 marzo 2023 – Educazione e sovranità alimentare, tutela della biodiversità e sviluppo eco-sostenibile, un’altra economia era ed è possibile perché un’altra agricoltura era ed è praticabile, preferibile e replicabile. L’esperienza tutta calabrese dell’azienda Biosmurra di Corigliano-Rossano non soltanto ritorna ad essere indicata sui media nazionali come un caso distintivo e positivo ma diventa addirittura, a conclusione di una importante e drammatica inchiesta giornalistica internazionale, il suggerimento per un’alternativa possibile all’attuale sistema falsato, malsano e distruttivo dominato dalle multinazionali del cibo spazzatura, finto e inquinato.

I PADRONI DEL CIBO. – È stato, questo, il filo conduttore della seguitissima puntata andata in onda nei giorni scorsi su Rai 3 di INDOVINA CHI VIENE A CENA, uno dei migliori format italiani d’inchiesta giornalistica sul cibo, condotto in studio dalla bravissima Sabrina Giannini. Dall’America, passando dall’Africa, fino in Italia ed alla Calabria. È il lungo viaggio che è approdato anche nella piana dell’antica Sybaris, per mostrare qual è la verità dietro ai padroni del cibo ed indicare le alternative possibili: comprare dalle persone giuste per togliere potere alle multinazionali, darlo ai contadini e ridare dignità ai braccianti.

Nella Valle del Colagnati e del Coriglianeto, Biosmurra produce clementine e vende direttamente ai Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). La cocciniglia, il ragnetto rosso, piccole lesioni, il retro verde sono tutte caratteristiche sulla buccia che per il nostro consumatore, a differenza di quello della grande distribuzione organizzata, non precludono la qualità. Nessuno spreco. Le sorelle Cristiana e Marina Smurra contano 1200 quintali (per la sola parte raccolta nei terreni nella Valle del Colagnati) di prodotto venduto ogni anno sui banchi dei mercati alternativi. Questo è stato possibile grazie all’investimento sul biologico e ai GAS.

Da 11 anni l’azienda calabrese vende agli stessi prezzi nonostante gli aumenti. E vendere ad un prezzo giusto permette di rispettare il lavoro dei braccianti nei campi e dal punto di vista del reclutamento, grazie ad un passaparola in positivo, Biosmurra non ha problemi in merito. Da 5 unità assunte per tutto l’anno, arriva a 20 nel periodo di raccolta sui 9 ettari. E liberarsi dai pesticidi e dal giogo dei prezzi imposti da una filiera che non permette eque retribuzioni tra l’altro per un lavoro qualificato visto che le clementine sono un frutto molto delicato resta l’obiettivo delle sorelle Smurra.

UNA MELA IN UNA GABBIA. – Ecco la perfetta rappresentazione dell’agricoltura mondiale. Ovunque c’è un’unica regia che si mangia la parte più succosa della mela. Ed a noi rimane la buccia, che paghiamo cara. Possiamo evitare questo boccone avvelenato? Possiamo cambiare le regole del gioco e puntare ad un mondo più equo? Sì, ogni volta che scegliamo una mela, un’arancia, un prodotto finito come il cioccolato; un prodotto che concede un margine di guadagno considerevole alle grandi industrie, a scapito di chi raccoglie e coltiva le fave di cacao. Altro guadagno a scapito del consumatore è per chi infarcisce quel cioccolato di grassi vegetali perché costano meno di quelli naturalmente presenti nelle fave di cacao (burro di cacao). Tutto a norma di legge, scritta senza pensare alle conseguenze sulla salute del Pianeta e sulla salute dei bambini che mangiano quei dolci.

Fin quando ci indigneremo per le cose non giuste combattendole – ha aggiunto Cristiana Smurra intervistata da Nuria Biuzzi – significherà che non avranno vinto coloro che spingono nella direzione occulta documentata nell’inchiesta di Indovina chi viene a cena. E questo approccio per noi è come praticare bellezza. Ma non ci sentiamo eroine. Crediamo anzi di rientrare in quella categoria di persone normali che nel loro piccolo cercano di fare le cose per bene. E ci fa star bene, caricandoci di responsabilità e serenità, sapere e sentire che i nostri collaboratori parlano dell’azienda al plurale come bene comune. Per noi, del resto, le relazioni nate per motivi lavorativi, superano il perimetro contrattuale e ci portano a sposare concretamente le cause di queste persone meno fortunate di noi. E così che proviamo a fare integrazione vera, per quanto complesso.

(FONTE/LENIN MONTESANTO COMUNICAZIONE & LOBBYING PER BIOSMURRA).

Servizio su youtube: https://youtu.be/mj2tVaaFm5U

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