Gentile Sindaco Minó, in una recente diretta su CariatiNet, ha risposto ad alcune interessanti questioni legate al tema delle migrazioni cariatesi, approfittando una sua recente visita istituzionale in Germanía. Da cittadino cariatese residente all’estero (non in Germania, specifico), nonché studioso e appassionato da anni su tali tematiche, mi permetto di scriverle pubblicamente questa lettera, con la sincera speranza che questo possa stimolare l’attuale Amministrazione verso l’adozione coraggiosa di politiche ben piú concrete in merito ad affrontare la spinosa questione dell’emigrazione cariatese.
Nel lontano 2008, ormai 15 anni fa, ebbi l’opportunità di realizzare in prima persona una breve ricerca qualitativa rivolta ad indagare il tema dell’emigrazione dal Sud, in particolare dalla Calabria, prendendo come centro d’attenzione il mio paese d’origine, Cariati. Per farlo, oltre ad un intenso approfondimento bibliografico, intervistai 18 giovani studenti che all’epoca decisero di intraprendere una nuova vita altrove, principalmente al centro-nord, alla ricerca di migliori opportunità di studio e lavoro. All’epoca l’immaginazione sociologica era ovvia. Ciclicamente il numero dei rientri generazionali diminuiva. Il Paese si svuotava sempre di più. Era quindi lecito chiedersi, “come mai?”. Una sintesi delle conclusioni di quel lavoro fu:
“Innanzitutto deve essere seriamente preso in considerazione il fatto che a determinare i nuovi flussi migratori dalla Calabria concorrono sia la mancanza di lavoro in regione, sia la mancanza di lavoro qualificato, intendendo con ciò un tipo di lavoro che potrebbe essere in qualche modo corrispondente alle aspirazioni di chi raggiunge un diploma di laurea. È necessario rendersi conto che la gran parte degli studenti calabresi che aspirano al posto di lavoro per il quale hanno studiato, o comunque ad un lavoro di pari qualità, sono disposti a spostarsi in altre regioni, se non addirittura in altri stati, pur di ottenerlo. […] Dalla ricerca emerge che i giovani studenti cariatesi decidono di migrare per diversi motivi. Nella maggior parte dei giovani intervistati è presente l’idea che bisognava andare via dalla Calabria. In molti, infatti, è stato il desiderio di cambiare il contesto sociale e culturale in cui vivere a determinare la scelta di studiare al Centro-Nord. Alcuni parlano di esperienze indirizzate a capire un altro tipo di mentalità, ma in molti casi è la voglia di allontanarsi (almeno per un certo periodo di tempo) da quella società di partenza, giudicata spesso in modo negativo, che determina gli spostamenti […]. Tra gli aspetti determinanti ho anche inserito i limiti regionali per quel che riguarda la domanda di lavoro. In particolare, come ho precedentemente accennato, è la forte carenza di posti di lavoro accettabili dal punto di vista qualitativo che spingerebbe i cariatesi se non a migrare al Centro-Nord quanto meno a decidere di non tornare in Calabria dopo l’ottenimento della laurea. Attraverso la ricerca, però, si è visto che le migrazioni di studio sono determinate anche da altri aspetti e da altre motivazioni. Una di queste è la ricerca di tutti quei consumi dei quali fino alla emigrazione non si è potuto usufruire […] il mantenimento delle relazioni sociali durante le esperienze universitarie al centro-nord (nuove catene migratorie)…” (Lettieri, 2009).
Da quella semplice analisi sui giovani migranti cariatesi, e auspicando una possibile via di guarigione, si concludeva:
“Una regione che chiede ai propri giovani di fare esperienza dopo la laurea, ma che non ha da offrire molto per far fare quella esperienza stessa, potrebbe in futuro essere terra di investimenti da parte di chi, studiando e lavorando da altre parti, avrà acquisito le competenze e i capitali necessari per avviare delle attività lavorative in proprio nella regione di origine” (Ibidem)
Purtroppo non é andata così, signor Sindaco. A distanza di 15 anni, i dati demografici ci dicono che Cariati lentamente continua a perdere popolazione. I giovani continuano a (e)migrare, per studio o per lavoro. E soprattutto, i giovani che si inseriscono in altri posti difficilmente rientrano. Quindi, se non si vuole continuare con questa tendenza, bisognerebbe cercare di mettere in atto politiche concretamente rivolte a contrastare questo fenomeno. Per farlo, ovviamente, é necessario approfondire per bene la problematica in questione, coinvolgere i cittadini, per poi dunque proporre/discutere/selezionare obiettivi e meccanismi/strategie d’azione, e mettere in atto, così, politiche concrete rivolte ad ottenere risultati con indicatori chiari.
In primis, lavorando con e per il futuro dei giovani ancora attualmente presenti a Cariati. Sono loro i prossimi a partire. Cercando, ad esempio, di costruire quel senso identitario di appartenenza e riconoscimento positivo, che sembra essersi smarrito negli ultimi anni. Quella cultura che in futuro, chissà, possa essere veicolo di rientri, di scelte coraggiose, di progetti lavorativi direttamente legati alla nostra terra.
Guardando verso l’estero, Cariati rappresenta l’ottavo centro con maggior numero di residenti all’estero della Calabria, che sono 4600 circa (Rapporto Italiani nel Mondo 2021 – Fondazione Migrantes). Un numero altissimo di persone che conservano ancora il diritto di voto alle amministrative comunali, ma che non possono votare per corrispondenza, né tantomeno dispongono di agevolazioni sufficienti per viaggiare in caso di elezioni. Probabilmente molti saranno migranti di “antica generazione”. Però allo stesso tempo molti sono giovani migranti.
Sarebbe interessante conoscere, innanzitutto, una mappa dei cariatesi residenti all’estero. Quanti vivono in Germania, Belgio, Francia, ecc? Quanti di questi sono giovani recentemente emigrati? Quanti desidererebbero tornare a Cariati (o in Calabria) avendo un lavoro a disposizione? Quanti di questi partecipano socialmente nell’associazionismo culturale identitario italiano/calabrese o cariatese?
L’attenzione dell’Amministrazione non può essere rivolta unicamente a quell’associazionismo organizzato nei paesi di emigrazione più iconici, come alcune città della Germania. Questa tendenza, seppur importante, rischia di essere esclusiva e discriminante allo stesso tempo. Le migliaia di persone originarie di Cariati, che vivono sparse per la Germania e in tanti altri Stati, non possono essere ridotte a queste forme di rappresentanza. Il mio consiglio, da semplice cittadino residente all’estero, é di lavorare per disporre innanzitutto di strumenti adeguati a dare una più corretta ed ampia attenzione e comunicazione con i cariatesi nel mondo. Superando la modalità della semplice visita cortese in occasione di eventi culturali, in posti specifici. Pur essendo un atto pregevole, l’esperienza passata ci dimostra che si tratta di azioni eminentemente simboliche, con le quali non si giunge a risultati concreti e pratici in merito alla problematica ben più rilevante della continua perdita demografica (per esempio, come dovrebbero contribuire ad affrontare il problema demografico l’offerta di pacchetti turistici o di case per i tedeschi? Emigrazione e turismo non sono questioni diverse che andrebbero affrontate ognuna in modo serio, senza fare confusione?).
Ecco, dunque, che con estrema umiltà vorrei esortare lei e la sua squadra a pensare a come mettere in campo dei progetti per provare a stimolare il rientro dei giovani, dei cariatesi, dei migranti. Soprattutto dei giovani migranti. Così come a compiere azioni coraggiose affinché i giovani d’oggi, potenziali emigranti di domani, decidano di voler restare, o di tornare in futuro.
Nella recente diretta su CariatiNet, alla domanda su quali progetti l’Amministrazione abbia in mente per affrontare la problematica dell’emigrazione, lei, signor Sindaco, ha risposto affermando di essere a disposizione nell’ascoltare le proposte dei giovani cariatesi all’estero. Ecco, credo che invece sia, in primis, responsabilità dell’Amministrazione stimolare il dibattito, e provare a coordinare, e gestire, attivamente, le politiche territoriali in materia, a prescindere dal livello di partecipazione che si voglia stimolare nella popolazione. La postura dell’Amministrazione mi lascia abbastanza perplesso. Davvero ci si aspetta che siano i propri migranti e giovani a farsi avanti e proporre il come provare a risolvere questi problemi? L’Amministrazione comunale di un Paese serio, dal mio punto di vista, non dovrebbe adagiarsi a queste posizioni. Ragion per cui mi permetto di scriverle queste parole, pubblicamente. Da emigrato cariatese residente all’estero. La sopravvivenza futura di Cariati dipende dal suo benessere demografico. E questo dipende anche dall’operato che la sua Amministrazione metterà in campo nei prossimi anni.
Le auguro un buon lavoro.
ANDREA LETTIERI
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