IL MONDO IN GUERRA: TUTTI RIVENDICANO LE PROPRIE RAGIONI, NESSUNO SI RICORDA LE RAGIONI DEGLI ALTRI. E SU EUROPA E ITALIA TACERE E’ BELLO

Tra memorie corte e nervi tesi, in Russia, in Ucraina, in Israele, nella Striscia di Gaza e in Iran è tutto un rimpallo di recriminazioni, di accuse e di controaccuse, in cui ognuna delle parti in causa rivendica le proprie ragioni e nasconde sotto il tappeto le proprie responsabilità.

Gli ucraini odiano i russi fin dal tempo della strage dei cosiddetti kulaki, i contadini “ricchi”, voluta da Stalin, che provocò una carestia di dimensioni e dalle conseguenze apocalittiche; i russi odiano gli ucraini perché di conseguenza, in odio a Stalin, essi accolsero giubilanti gli invasori tedeschi all’epoca dell’operazione Barbarossa, subendo poi nuovi spietati arresti di massa, esecuzioni sommarie e condanne ai gulag quando l’Armata Rossa sconfisse le divisioni di Hitler.

Israele, da parte sua, è da sempre vittima della sindrome dell’accerchiamento ed ha ragione da vendere quando vuole difendersi, ma ha torto marcio quando riempie di coloni integralisti, violenti e fanatici, i territori che, risoluzioni ONU alla mano, dovrebbero appartenere ai palestinesi. Ha torto marcio, anche, quando si oppone alla nascita di uno Stato Palestinese, probabilmente a causa delle pressioni dei sionisti più accesi e dei rabbini più fanatici che, bibbia alla mano, rivendicano il loro diritto di ristabilire i confini del regno di Salomone. Ha ragione, ha mille volte ragione, Israele, anche quando reagisce all’azione inqualificabile di Hamas del 7 ottobre 2023, ma passa dalla parte del torto quando – soprattutto a causa dell’oltranzismo interessato di Netanyahu – reagisce in modo catastroficamente sproporzionato e rade al suolo l’intera striscia di Gaza provocando diecine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di sfollati e un paio di milioni di disperati. Reazione che poi, anche prescindendo dalla sua palese disumanità, gli si ritorcerà contro perché quei disperati non sapranno provare altro, nei suoi confronti, che un odio implacabile che alimenterà futuri conflitti, in una spirale senza fine.

Hamas, da parte sua, rivendica il diritto di difendere i palestinesi, ma ha un modo molto peculiare di farlo, visto che spende i miliardi di dollari che riceve dal mondo arabo per armarsi, per scavare tunnel, per lanciare razzi, ma la popolazione palestinese, anziché assisterla, la usa come pedina da sacrificare per i suoi fini politici e militari.

Tornando ad Israele, è evidente che abbia torto quando bombarda una sede diplomatica iraniana a Damasco, ed ha ragione l’Iran a dichiararsi oltraggiato per quel bombardamento. Ma dimentica, l’Iran, che il 4 novembre 1979 i suoi pasdaran assaltarono la sede diplomatica USA di Teheran, l’occuparono per mesi ed uccisero alcuni membri del suo personale tenendo in ostaggio quasi tutti gli altri.

Così l’Iran sciita, che rivendica l’intangibilità delle sedi diplomatiche solo quando gli appartengono, ha reagito mandando qualche centinaio di droni e di missili contro il territorio israeliano in una reazione che, oltre a sembrare più che altro di facciata, visto che è stata ampiamente preavvisata e facilmente quasi del tutto neutralizzata, ha ottenuto di rinforzare il legame del mondo sunnita con le potenze occidentali, visto che a neutralizzare l’attacco non sono stati solo gli israeliani, gli americani, gli inglesi e i francesi , ma anche i sauditi, i giordani e qualche emirato, alla faccia della pretesa unità del mondo islamico.

Ora, nonostante gli ammonimenti del presidente USA Biden che in questa circostanza, a dispetto della fama che lo circonda, si è dimostrato tutt’altro che rimbambito, Israele promette di reagire alla reazione iraniana, pur se l’immusonita guida suprema Khamenei ha dichiarato chiuso l’incidente, salvo poi dichiarare che un giorno Gerusalemme sarà musulmana (Khamenei deve pur tenere a bada i suoi, di fanatici esagitati, e dar loro qualche contentino). Sapendo quanto sia importante per Netanyahu che la guerra in atto continui il più a lungo possibile, il rischio è che questa reazione venga davvero, provocando quell’allargamento del conflitto che tutti – tranne ovviamente Netanyahu – speriamo non si verifichi.

In questo quadro di tensioni sempre crescenti, noi europei continuiamo a far finta che tutto vada bene, a ignorare la necessità di unirci per davvero, salvo rischiare di perpetuare la nostra palese e provinciale marginalità sullo scacchiere mondiale e di essere fagocitati politicamente (se non militarmente) dai russi ed economicamente da tutti gli altri.

Noi italiani, poi, quanto a provincialismo siamo imbattibili: basti pensare al quadro desolante che offrono i partiti in vista delle elezioni europee, in cui nessuno parla di Europa e ognuno guarda a quel più o meno zero-virgola per cento che guadagnerà se candida Pinco Pallo invece di Caio o Tizio al posto di Sempronio. Tutti i politici di casa nostra, nella desolante assenza di statisti, sono concentrati sulle questioni interne, nessuno sa alzare lo sguardo un pelino oltre il cranio del suo avversario più immediato o guardare oltre l’esito dell’ultimo sondaggio di opinione.

Se è vero, come è vero, che nel mondo gli statisti scarseggiano, è indiscutibile che in Italia, degli statisti, lo stampo è proprio andato perso e che a Montecitorio e Palazzo Madama, dove un tempo ruggivano leoni del rango di Pertini, De Gasperi, Nenni, Berlinguer, Moro, oggi non si sente che il ragliare di asini, che nemmeno fanno lo sforzo di mettersi sul groppone una finta pelle di leone.

Giuseppe Riccardo Festa

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