Che storia di mamma … nel giorno della sua festa!

Dobbiamo tutti sostenere mamma Gabriella

Gabriella La Rovere è un medico con una sola paziente, sua figlia Benedetta che è affetta da una malattia rara (sclerosi tuberosa) e da autismo, cioè da una preoccupante disabilità mentale. Di norma alla maggiore età, la persona autistica passa ai Centri di salute mentale territoriali, che molto spesso non sono in grado di gestire la complessità dell’autismo, preferendo di solito l’abuso di farmaci a un approccio pedagogico integrato.

Dal 2019 la malattia di Benedetta ha avuto uno sviluppo imprevedibile: la psicosi e la schizofrenia grave, che hanno travolto l’intera esistenza familiare, diventando molto aggressiva. È arrivato purtroppo il momento doloroso per ogni madre, il distacco, prima che la situazione possa precipitare drammaticamente. La soluzione migliore è portare Benedetta in un ambiente protetto che lei conosce e in cui c’è il sostegno clinico di cui ha bisogno.

In Umbria c’è l’Istituto Serafico di Assisi, struttura molto qualificata sia dal punto di vista pedagogico-abilitativo che medico. L’inserimento sarebbe possibile perché c’è posto. Attualmente il Centro di salute mentale e il Distretto sanitario sono latitanti, dopo aver affermato a voce che non ci sono i soldi, preferendo sembra dirottare Benedetta in una struttura socio sanitaria non certo attrezzata per la patologia di cui soffre Benedetta.

Sembra che a questo punto l’unica strada praticabile sarebbe quella che sua madre la denunciasse, affinché così Benedetta fosse ospitata in questa struttura dedicata e qualificata. È assurdo e non è umana far arrestare la propria figlia, perché potesse avere le cure migliori e così si riconoscesse finalmente il diritto ad un’assistenza adeguata. Tutto è nelle mani allora di assistenti sociali che decidono il bello e il cattivo tempo. Non è possibile che la gestione del benessere del paziente sia di competenza delle assistenti sociali. Come quella di Benedetta ci sono tante altre situazioni simili, ma i genitori non hanno più la forza di combattere.

Dobbiamo tutti sostenere mamma Gabriella, specialmente in questo delicato momento in cui è giunta all’epilogo della sua carriera di mamma e di medico con l’unica paziente che è sua figlia di trenta anni. Non c’è giustifica all’ignoranza istituzionale di chi dovrebbe invece tutelare la salute di entrambi. Mi rivolgo allora con forza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affinché prenda a cura il caso umano e aiuti Mamma Gabriella, che più di amore e dedizione per Benedetta non può più fare niente altro!

Nicola Campoli

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