Cariati: l’orologio della Cattedrale: perché l’ho fatto!?

Cariati sta uscendo per fortuna da un lungo letargo

L’idea di contribuire al rifacimento della strumentazione meccanica dell’orologio, posto sulla torretta civica della Cattedrale di San Michele Arcangelo, ha due finalità ben precise. La prima è senza dubbio il piacere di contribuire, con la mia elargizione volontaria, al ripristino di un bene storico dal grande valore artistico, nonché sigillo indimenticabile del trascorrere delle giornate  di tante generazioni di cariatesi. 

Per questo motivo appena mi è stato proposto il progetto dal direttore di cariatiNet.it non ho aspettato neanche un minuto, confermando immediatamente la mia disponibilità e quella del mio editore Diego Guida, custode sempre accorto dei miei diritti d’autore, che pubblicamente qui ringrazio, nonché quella di alcuni amici industriali napoletani che non mi hanno fatto mancare il loro supporto. La seconda finalità ha una valenza più ampia e ragionata sulla quale provo a spendere qualche riga di riflessione. 

Cariati sta uscendo per fortuna da un lungo letargo, che l’ha relegata a cenerentola del basso ionio cosentino. Un tunnel alla fine del quale non sembrava intravvedersi più la luce. Anni molto bui durante i quali si era perso il senso e spirito di comunità, sentimento importante per alimentare dal basso la passione, il rispetto e l’entusiasmo di sentirsi pronti alle sfide dettate dalla società. 

Ecco il mio gesto deve segnare un momento importante che rafforzi la voglia dei cariatesi di dare il proprio contributo al bene comune, pronti, forti e determinati a cambiare il destino del Paese. Sulle potenzialità del luogo e sulla loro voglia di fare ho sempre creduto e puntato, giustificando l’insopportabile stato comatoso dal fatto che non ci fosse nessuno a battere il tempo del cambiamento. 

Detto ciò, l’amministrazione comunale ha la responsabilità di pianificare, programmare e valutare azioni e progetti. Da qui i cittadini possono sentirsi parte integrante del nuovo corso e metterci del loro. L’invito è a mutuare micro azioni civiche da realizzare nell’interesse generale, parola a volte troppo abusata, seppure molto chiara, affinché le persone si sentano attori principali sul palcoscenico dove sta andando in scena una nuova recita. 

Conquistare il traguardo della normalità, partecipando sempre più alla vita civica del Paese è un obiettivo che bisogna perseguire. Come il risveglio di coscienza culturale collettiva, un’idea di Paese con propria identità, ciò potrebbe aumentare un senso di appartenenza comune che è svanito in passato. Insomma, quando non ci si sente parte di una collettività, l’apatia e l’assuefazione alla violazione delle regole aumentano. 

E l’immobilismo trova facile terreno di coltura. La nuova amministrazione Minò deve guidare Cariati sui sentieri impervi della rinascita civile e culturale, oltre che economica. Per imboccare la strada, c’è bisogno di un leader dal forte spessore politico, dotato di coraggio e determinazione, capace prima di tutto di far sentire la sua presenza tra la gente. 

Nicola Campoli 

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