A Milano sono in corso in questi giorni i mondiali di scherma. Era inevitabile che capitasse tra le varie prove un assalto tra gli atleti dell’Ucraina e quelli della Russia. Infatti, nella prova di sciabola individuale femminile è scattato l’incontro nei trentaduesimi tra l’ucraina Olga Kharlan e la russa Anna Smirnova. Al termine dell’incontro l’atleta Ucraina si è rifiutata di stringere, secondo convenzione, la mano all’atleta russa.
La Kharlan ha sconfitto per 15-7 la Smirnova. Quest’ultima dopo il rifiuto convenzionale della stretta di mano per 45 minuti ha occupato, seduta su una sedia, la pedana per protesta. Nella scherma chi non saluta incorre nel cartellino nero e, quindi, nell’esclusione. Dopo ore particolarmente convulse, tra ipocrisie e ribaltoni, finisce che la Kharlan viene estromessa dal torneo.
Prima dell’assalto era stato raggiunto un compromesso, ricorrendo alla procedura adottata durante il Covid. Cioè un tocco delle lame delle armi invece della stretta di mano. A fine assalto l’ucraina ha così allungato la sua sciabola alla russa, che alla rassegna iridata partecipa senza bandiera e senza inno, ma Smirnova aspettava la stretta di mano e ha inscenato la protesta.
Certo una stretta di mano non la si nega a nessuno, ma se quel nessuno rappresenta chi è in guerra con il tuo Paese, forse può passare la voglia di lanciare cenni di intesa. Ha fatto bene l’atleta ucraina contraddicendo le regole della scherma. Ha molto sbagliato la Federazione internazionale sospendendo Olga, dopo avere promesso agli atleti ucraini, prima del Mondiale, che sarebbe bastato il tocco finale delle lame. Prima si conviene su un compromesso e poi si diventa improvvisamente duri. Non sono per niente d’accordo. Brava Olga che per me ha vinto due volte. Sia come atleta in pedana, che personalmente.
Nicola Campoli
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