ROMA, TRINITÀ DEI MONTI: LA FRANCIA LA RIVENDICA, RAMPELLI SDRAMMATIZZA CON UN TUFFO AL LOUVRE!

Trinità dei Monti

Antonio Loiacono

Ah, la Scalinata di Trinità dei Monti, uno dei simboli di Roma, ma anche oggetto di desiderio internazionale, o meglio, francese! Sì, perché pare che oltralpe si siano svegliati un po’ nostalgici e la Corte dei Conti di Parigi, con il classico tocco di grandeur, abbia deciso di rivendicare la gestione della storica chiesa e di altre quattro nella Città Eterna. Insomma, quasi a dire: “Grazie Roma, ci prendiamo anche questo pezzo, va bene?”

Il tutto nasce da un rapporto che critica la gestione “approssimativa” delle chiese francesi in Italia, tra cui appunto Trinità dei Monti, e che avoca il loro controllo alla Francia. Ma non pensavano certo che dall’altra parte Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati e campione del patriottismo, non avrebbe perso l’occasione per rispondere con un’ironia degna della migliore commedia italiana: “Va bene, facciamo così. Noi veniamo al Louvre e facciamo un rapido inventario di tutto ciò che ci avete ‘preso in prestito’ nel corso dei secoli. Poi vediamo chi ha da reclamare”.

E come non capirlo? Dopo tutto, il Louvre sembra più la casa degli italiani che un museo francese. Una bella collezione di capolavori nostrani che, “complice” la storia, non ha più fatto ritorno da noi. Si potrebbe quasi immaginare una simpatica spedizione romana con Rampelli in testa, block-notes alla mano, a riprendersi qualche dipinto. Magari cominciamo con la Gioconda e vediamo come va!

Certo, la questione non è solo patriottica, ma piuttosto un pasticcio diplomatico che affonda le radici in un accordo bilaterale del 1790, quando Papa Pio VI, forse in un momento di estrema generosità, decise di mettere sotto l’ombrello francese qualche chiesa qua e là. È una di quelle decisioni che sembra ragionevole all’inizio, ma poi, secoli dopo, ci si ritrova a dover spiegare che no, in realtà non era proprio un “regalo per sempre”.

E mentre i francesi rimangono affezionati ai loro immobili romani, Rampelli e co. ci ricordano che non abbiamo dimenticato come molte delle nostre opere d’arte siano finite a decorare le pareti parigine. Dunque, mentre loro si tengono le chiese, noi prepariamoci a fare un giro di shopping al Louvre. Magari torniamo a casa con qualche quadro sotto braccio…

 

 

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