Rita Atria: l’avevo dimenticata. E voi?

Con Borsellino si creò un legame fortissimo con il giudice che “adotta” Rita

Solo casualmente mi è tornata alla mente, seppure in modo confuso e frastagliato, la storia di Rita Atria. Complice una bella lettera pubblicata da un lettore sul Venerdì di Repubblica nella rubrica “questioni (non solo) di cuore” di Natalia Aspesi. Sono passati ben trentuno anni da quando la giovanissima ragazza si suicidò gettandosi dal settimo piano del balcone di un palazzo a Roma dove risiedeva. Lei è stata per un certo periodo di tempo una testimone di giustizia, grazie esclusivamente al legame di fiducia stabilito con il magistrato Paolo Borsellino. Morì a soli 17 anni il 26 luglio del 1992 ed è sempre ricordata come la “settima vittima di via d’Amelio”. Il padre don Vito Atria, viene ucciso a Partanna, in Sicilia, il 18 novembre del 1985 in un regolamento di conti. Il fratello Nicola Atria, muore in un agguato il 24 giugno del 1991. Dopo la morte di suo fratello, e dopo che la moglie di lui, che ha visto i killer, ha iniziato a collaborare con la giustizia, Rita decide anche lei di raccontare ai magistrati tutto quello che sa sulla mafia.

Risponde alle domande dei magistrati, racconta i discorsi sentiti a casa da suo padre e che nel tempo ha interpretato grazie alle spiegazioni di suo fratello, del suo fidanzato e degli “amici”. Svela i retroscena di omicidi, gli affari dei clan. Lo stesso fidanzato di Rita, Calogero Cascio, un giovane del suo paese impegnato nella raccolta del pizzo, le dà l’opportunità di venire a conoscenza di fatti che non dovrebbe sapere. Si tratta di una brutta vicenda in parte volutamente ignorata da molti, cioè una storia dimenticata da tanti anche dopo la sua morte. Sarà l’allora Capo della Procura di Marsala, Paolo Borsellino a raccogliere le dichiarazioni di Rita Atria che. Trasferita a Roma sotto protezione e falso nome, Rita vive isolata, costretta a frequenti cambi di residenza. Non rivedrà più la madre che la rinnega per l’affronto recato alla famiglia, nonostante il tentativo da parte di Borsellino di far sì che Giovanna accetti le scelte della figlia. Proprio con Borsellino, invece, Rita instaura un rapporto confidenziale. In “zio Paolo”, come comincia a chiamarlo, trova un uomo gentile con cui si sente al sicuro.

L’uccisione del giudice Borsellino avvenuta il 19 luglio del 1992 getta Rita nello sconforto. Il funerale di Rita si celebra a Partanna, né la madre né il paese partecipano alla commemorazione di questa giovane testimone di giustizia. A distanza di qualche mese sua mamma presa da tanta rabbia distruggerà con un martello la lapide della figlia posta, sulla tomba di famiglia, per cancellare la sua presenza considerata particolarmente scomoda. Con Borsellino si creò un legame fortissimo con il giudice che “adotta” Rita tanto che la ragazza trascorse molto tempo con lui e la moglie, come una di famiglia. Rita Atria è stata una ragazza molto coraggiosa. Una vera capace di rinunciare veramente ad ogni cosa, arrivando persino a denunciare la propria famiglia. Sarebbe forse arrivato il momento di trasferire alle nuove generazioni la triste ma formativa memoria di questa ragazza, che di sicuro ha fatto del suo impegno contro la mafia una ragione di vita, addirittura decidendo di sacrificare la propria esistenza.

Nicola Campoli

Print Friendly, PDF & Email

Visits: 276

Puoi essere il primo a lasciare un commento

Lascia una risposta