Recovery Fund: serve l’occhio della gente comune!

Creare laboratori di confronto locali e nazionali

Per favore, e lo dico in piena consapevolezza, sarebbe arrivato il momento – almeno credo – di spiegare alla gente comune, e quindi al semplice cittadino, in cosa constano le risorse europee del Recovery Fund e come si sta pensando di utilizzarle.

Di questo, a mio modesto parere, sgombrando il campo da ogni dubbio dovrebbe farsene carico il Presidente del Consiglio dei Ministri a nome del Governo. Perché dopo il trionfale annuncio iniziale, successivo alle trattative a livello europeo, sul tema è calato un assordante silenzio da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Avrò pure una cultura che in tanti non hanno per niente piacere di praticare, quella che considera la partenza dal basso una forza importante perché si favorisca l’importante spirito e senso di comunità, ma non riesco a farne a meno, in special modo quando basta voltarsi in giro e osservare persone in gravi difficoltà economica e che vorrebbe cogliere qualche messaggio di speranza e dire anche la loro, seppure a mo’ di sfogo.

Saranno poche o molte le risorse – chi scrive le considera tante – quello che ritengo fondamentale è coinvolgere i cittadini per renderli partecipi della direzione che si sta prendendo e responsabilizzarli per la loro parte sugli obiettivi da raggiungere. Non è vero che essi non hanno ruolo.

Anzi. Siccome l’argomento è serio e importante per il futuro delle nostre generazioni, e non solo, esso non può restare assolutamente blindato in una semplice cabina di regina tra ministeri. Sarebbe una grave sconfitta del nostro Paese. Urge creare un clima armonico e positivo, che possa sprigionare energie positive e raccogliere idee innovative dal più lontano degli italiani.

Non è accettabile che nei fatti sino ad adesso si è solo prodotto un fumoso elenco di 600 progetti allo studio di un comitato interministeriale. Basta con la polverizzazione progettuale e dell’incapacità di centrare gli obiettivi funzionali a rilanciare l’economia del Paese.

Si lo penso. Vanno alimentati laboratori di confronto, locali e nazionali, che possono trasferire le vere difficoltà che la gente comune affronta nel suo quotidiano e che sollecitano delle serie e durature riforme e non assolutamente interventi a pioggia che da qui a qualche anno ci rifaranno ripiombare nuovamente al punto di partenza. La sfida è impegnativa è segna in modo forte un tempo nuovo, difficile e incerto, ma tutti da costruire, condividendo l’azione per ricomporre il lacerato tessuto sociale.

In maniera coordinata le istituzioni nazionali e locali, i corpi intermedi e i cittadini dovranno concentrasi sulla maturità che solamente partendo dal basso, dalle annose difficoltà sociali e condizioni economiche precarie del nostro Paese, si potranno costruire azioni di lunga durata che potranno ridare lo slancio di cui tutti, specialmente i cittadini, hanno bisogno.

Nicola Campoli

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