Cariati … si ri-torna sempre di meno …

Si è spezzato letteralmente il sentimento di sentirsi in colpa

Trascorro abitualmente le vacanze estive nel mio “buen ritiro” calabrese. Di preciso, Cariati che è un ridente e accogliente piccolo Comune del basso ionio cosentino. Un luogo magico dal grande potenziale turistico per le sue incontaminata ricchezze paesaggistiche e per un patrimonio storico artistico di grande valore culturale. Fino a qualche anno fa i cariatesi emigrati in gran numero al Nord Italia o all’estero, nella bella stagione non vedevano l’ora di ritornare nel loro Paese d’origine.

Il fenomeno del ritorno “estivo” nel contempo triste ed emozionante, continua comunque a registrarsi, ma purtroppo appare sempre più affievolito. La circostanza caratterizza anche altri Paesi del Sud Italia e riguarda specialmente le nuove generazioni, che nella bella stagione tendono a ritornare per un periodo sempre minore. Onorano i loro luoghi d’origine solo per pochi giorni, giusto per gli obbligati e veloci saluti ai propri familiari, preferendo di trascorre altrove il loro riposo estivo.

Mentre prima si ritornava molto di più come, ad esempio, per le prime ondate di emigranti, ormai tutto è più blando e con uno spirito totalmente diverso. I valori tipo dell’identità e dell’appartenenza in molti ex giovani, ormai avanzati nell’età, sono sempre più moderati. Anche qui a Cariati, profondo ed inesploso Sud dello Stivale, sempre meno ex giovani si vedono in queste giornate agostane per un tempo più lungo. É quasi scomparsa l’ostinata ossessione a ritornare per forza. Si sente sempre meno il senso di colpa e la paura di tradire le proprie storiche radici.

Si è spezzato letteralmente il sentimento di sentirsi in colpa, sentirsi traditori e forse anche perché non si vuole più soffrire, come in fondo hanno già sofferto tanto i loro genitori. Non soffrire rappresenterebbe anche un bene, seppure, però, non conservare il valore dell’appartenenza o meglio contenerlo non è poi proprio una bella sensazione. 

Nicola Campoli

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