»Antonio Loiacono
Gaza, Israele, Kiev, Mosca e molte altre aree sono teatri di conflitti che causano sofferenza umana e distruzione, eppure sembra che le lezioni del passato non siano state apprese. Camminiamo a piedi nudi sul filo di una lametta e non ci accorgiamo della precarietà e del pericolo imminente che caratterizzano molte situazioni globali.
Nonostante il rischio evidente, ci sono coloro che continuano a giocare con il fuoco, ignorando o sottovalutando le conseguenze delle proprie azioni. Ci troviamo spesso a fronteggiare affermazioni che sfidano ogni logica e senso comune. Sono dichiarazioni che lasciano perplessi, che fanno rabbrividire, e che, in qualche modo, ci costringono a interrogarci sullo stato attuale della società e della politica.
Sono le parole pronunciate da coloro che detengono il potere, ma che sembrano provenire da un mondo completamente al contrario, dove la razionalità è sacrificata sull’altare dell’estremismo e della polarizzazione: una terra di mezzo!
Un esempio lampante di questo fenomeno è stato recentemente fornito da una serie di affermazioni di figure politiche di rilievo.
Il leader della destra sovranista, André Ventura, che ha giocato un ruolo cruciale nelle elezioni in Portogallo, ha minacciato di “strappare le ovaie alle donne che scelgono di abortire!” Una minaccia tanto scioccante quanto aberrante, che mette in discussione i diritti fondamentali delle donne e la loro autonomia decisionale sul proprio corpo.
Ma non è finita qui.
Dall’altra parte dell’Atlantico, il panorama politico statunitense non è da meno. Durante la sua campagna presidenziale, Donald Trump ha fatto una dichiarazione altrettanto inquietante, minacciando un “bagno di sangue” nel caso avesse perso le elezioni. Un’osservazione che va oltre il normale dibattito politico e che solleva serie preoccupazioni sulla stabilità democratica e sulla sicurezza nazionale.
E non possiamo esimerci dal menzionare le parole del leader populista italiano Matteo Salvini, che ha commentato il voto in Russia con una frase tanto ambigua quanto paradossale:
“Quando un popolo vota ha sempre ragione”, ha affermato Salvini, suggerendo che ogni esito elettorale sia giusto e legittimo, indipendentemente dalle circostanze. Una visione della democrazia che sembra ignorare completamente i principi di trasparenza, equità e rispetto delle regole.
Il commento a tali affermazioni è essenziale per comprendere la gravità del fenomeno dell’estremismo verbale e della mancanza di un dialogo costruttivo nella politica contemporanea. Le parole dei politici non sono solo casuali espressioni di opinioni individuali, ma riflettono un clima culturale e politico che favorisce la polarizzazione e la divisione anziché la collaborazione e l’unità.
L’uso distorto del linguaggio politico come arma per dividere la società anziché unire le persone, rappresenta un pericolo per la stabilità delle democrazie e per la coesione sociale. Questo fenomeno non può essere ignorato o minimizzato, poiché mina i fondamenti stessi della convivenza civile e della partecipazione democratica.
L’appello alla difesa dei principi democratici, del rispetto per i diritti umani e della promozione di un dialogo civile e inclusivo è fondamentale per contrastare questa tendenza all’inversione dei valori. È necessario che tutti i cittadini si impegnino attivamente per promuovere la tolleranza, la ragione e la giustizia nelle discussioni politiche e nella vita pubblica.
È attraverso un impegno collettivo e determinato che sarà possibile invertire questa pericolosa tendenza e costruire un mondo in cui le dichiarazioni al contrario non abbiano più spazio e in cui la politica sia un mezzo per il progresso sociale e il benessere comune, piuttosto che un’arma per la divisione e il conflitto.
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