Mi sento il dodicesimo!

La sensazione che provo, in queste giornate assurde dal tempo lunghissimo, è qualcosa che non avrei mai prima immaginato. Non so voi! Provo a descrivere, allora, in piena sincerità come mi sento in questo preciso frangente della vita. 

È passato quasi un mese dall’isolamento forzato e mi sono reso conto che, utilizzando una metafora calcistica, dal difendere la porta della prima squadra, ruolo a me molto caro sin da bambino, sono passato a stare seduto in panchina come dodicesimo. Per chi non conosce la storia del mondo del pallone mi riferisco al secondo portiere che abitualmente vede le partite da bordo campo e, ahimè, nel mio passato calcistico vestiva obbligatoriamente la maglia con il numero dodici. 

Sono entrato, ahimè, in una nuova e diversa dimensione. Ho imparato a vivere tempi più lenti e a curare di più la forma. Insomma, un po’ come fa il portiere di riserva. Che deve allenarsi, durante l’intera settimana, sempre con molto scrupolo e professionalità, perché deve farsi trovare pronto, in caso di chiamata sul rettangolo di gioco, a sostituire la prima scelta. Quindi, ho iniziato a volermi più bene. Un punto di partenza essenziale per sapere decantare la nuova situazione. Ho imparato ad obbedire, fidarmi e affidarmi. Ad arretrare, ricercando baricentri domestici più intimi e poi saldi. 

E qui torna utile un’altro esempio. E pensare che dal correre a cento chilometri orari, sono sceso, addirittura, sotto i venti.  Ciò mi permette di guardare con più attenzione ai particolari che mi circondano. Sono adagiato su un cuscino sul quale inizio a posare il dolore, lo stordimento, la memoria di tutto quello che è il passato e che forse posso raccogliere nella calma di un tempo sospeso. 

L’auspicio è di riconquistare il futuro, sperando di ritornare presto tra i pali della prima squadra, o meglio scelto per ritornare titolare, temprato dal dolore che stiamo tutti patendo, senza cadere in una stagione di terribile oscurantismo. Spero di riguardare presto oltre al mio naso, tirando fuori risorse e energie inaspettate, con l’augurio di aver imparato molto. 

Nicola Campoli

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