
Volete un metodo facile facile per capire se sono dei fanatici ottusi? Guardate il loro indice destro mentre parlano. Se lo alzano e lo tengono teso, e lo agitano continuamente, allora non cè dubbio: sono dei fanatici ottusi.
Quell’indice è il sismografo della loro incapacità di uscire dalla bolla delle loro stupide certezze: lo brandiscono come una specie di spada e tracciano segni nell’aria mentre sparano le loro categoriche scempiaggini.
Il più famoso era Osama Bin Laden che se ne stava seduto sul suo tappeto, il kalashnikov in bella vista, e agitando quel dito recitava le sue fatwe contro tutto ciò che non era cupo islamismo medioevale, salvo esibire al polso della sinistra un lussuoso e costosissimo orologio svizzero. Non diversamente da lui, Ayman al-Zawahiri, il suo successore, fissa la telecamera e parla, parla, parla, sempre tenendo quell’indice teso a sottolineare i suoi sproloqui.
Il più recente è un imam, tale Rachid Abou Houdeyfa, che nelle sue tecnologicissime teleprediche (da Brest le diffonde su Youtube) se la prende con la musica, che a suo dire «è l’incanto della fornicazione»; addirittura, secondo questo tizio, «coloro che amano la musica sono quelli a cui piacerebbe essere trasformati in scimmie e maiali».
Siccome io amo la musica e mi sento personalmente insultato da costui, non esito a restituirgli la cortesia dichiarando pubblicamente che lo ritengo un ignorante retrogrado e un presuntuoso. Una sola attenuante posso concedergli, visto che prima della sua conversione sulla via dell’integralismo becero e ottuso faceva il rapper: forse, quando parla degli amanti della musica, si riferisce agli amanti della sua musica, ammesso che quella roba possa essere chiamata musica.
Ad ogni modo, a lui e agli altri signori della sua specie, così solerti nel condannare tutto ciò che non è pedissequo rispetto della legge islamica, vorrei sommessamente far notare che quella legge proibisce in modo chiaro, severo e inequivocabile, ogni riproduzione della figura umana. Li invito dunque, visto che sono tanto ossequiosi e severi nell’indicare agli altri ciò che essi ritengono sia il corretto approccio alla loro legge, ad essere coerenti, a rispettarla fino in fondo e a piantarla di registrare videomessaggi e di pubblicarli sulla Rete.
Faranno un grande piacere al loro Allah e, più giù su questa Terra, anche a quella parte dell’umanità che intende pensare con la propria testa, senza farsi ipnotizzare dal loro indice e imbonire dalle loro farneticazioni.
E quel dito, che nella loro spocchiosa arroganza agitano tanto, non mi chiedano dove metterselo: potrei essere tentato di dirglielo.
Giuseppe Riccardo Festa
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