Il bivio a Cariati è tra la strada di un semplice governo opaco e poco raggiungibile,

Chi scrive, quanto il sottoscritto, di temi “caldi” che interessano una comunità, nel nostro caso Cariati, si aspetta che le sue riflessioni, brutte o belle che siano, aiutino a stimolare un dibattito, che nasconde lo scopo ambizioso di contribuire alla risoluzione anche di una sola delle questioni sollevate. E’ quello che spero si realizzi nel tempo, in modo che tutto possa tornare in termini di miglioramento, principalmente, della qualità di vita dei cittadini di Cariati e di chi frequenta per piacere la località della costa ionica. Mi sono accorto, però, in questi mesi che a Cariati: il rapporto tra politica e cittadini non è molto sviluppato, o obiettivamente, come i fatti dimostrano, non esiste per niente. Non bisogna semplicemente considerarlo un mero errore, ma una grave mancanza per i tempi che corrono. C’è una scarsa vicinanza di politici e pubblici amministratori ai cittadini e di conseguenza si assiste a un progressivo affievolirsi del richiamo ai valori ideali, su cui poggia l’armonia e il buon senso di una piccola realtà come Cariati. Noto che è manifesta l’indisponibilità a studiare soluzioni condivise, espressioni di un progetto di valore politico e culturale, riconosciuto dai molti, allo scopo di raggiungere una più adeguata qualità “comune” dei cittadini, giovani, anziani, bambini e immigrati. Benché il forte richiamo, ormai maturo per tanti in Italia, alla partecipazione dal basso, alla cittadinanza attiva e alla possibile autogestione di spazi pubblici, sembra che a Cariati tutto sia inutile. Ad occhio nudo si percepisce che siamo lontanissimi dagli ideali accennati. Ma la speranza è l’ultima a morire. Bollare la partecipazione delle persone al governo della “cosa pubblica”, come potrebbe rappresentare l’idea di un progetto di bilancio partecipato, come interessi particolari, in contrasto con la funzione primaria, quella della difesa dell’interesse generale della comunità cittadina, non aiuta a venire fuori da una situazione di completo stallo. Sul rapporto tra interesse generale e interessi particolari tento di fare una breve riflessione a voce alta, senza alcun intento teorico, ma tutt’altro. Innanzitutto, chiedendomi cosa significhi davvero interesse generale. Interesse generale significa capacità di fornire quei beni, che sono fondamentali per un benessere inteso in senso non riduttivo. E fra questi notevole importanza rivestono i cosiddetti beni relazionali. Solo attraverso un forte tessuto relazionale si può ottenere un senso di realizzazione, di inclusione, di appartenenza e possono emergere valori condivisi. È la ricchezza del tessuto relazionale che caratterizza e definisce l’anima più profonda di una comunità. Questo significa certamente spazi pubblici di buona qualità, ma che siano spazi umani, abitati, non soltanto luoghi simbolo. Spazio a disposizione di tutti, individui e associazioni, in cui poter costruire percorsi di integrazione e inclusione. In quest’ottica, sembrerebbe naturale anche l’assegnazione diretta. Un’amministrazione comunale che si ponesse davvero gli obiettivi suddetti, dovrebbe vedere le cose in un modo del tutto nuovo. A Cariati, ahimè, non mi appare. Non si tratta tanto di rispondere a una richiesta di spazi da parte di un’associazione o un gruppo di associazioni, quanto piuttosto di affidare, a un insieme di associazioni integrate nel tessuto cittadino e portatrici di una ricca e significativa esperienza, delle attività che contribuiscano alla realizzazione dei suoi obiettivi, a proposito della costruzione di spazi di relazione che migliorino la qualità della vita nella nostra realtà. Il punto dolente è in una sempre più scarsa vicinanza dei politici ai cittadini, con un progressivo affievolirsi del richiamo ai valori ideali. Infine, se i partiti e le amministrazioni locali, in grande difficoltà ovunque, vorranno ridurre la distanza che li separa dalla società, dovranno ripartire dall’identità dei valori, dalla costruzione di un processo di comunicazione tra politica e società basato su valori nuovi e credibili, ma fortemente ancorati al cuore antico del buon fare amministrativo. Per usare parole semplici, il bivio a Cariati è tra la strada di un semplice governo opaco e poco raggiungibile, oppure la via di un reale buongoverno orizzontale e partecipato, oggetto di continui confronti con cittadini e forze di minoranza per raccogliere più frequenti solleciti. Allora … che possibilità c’è di partire dal piccolo caso scuola, anche solo per simbolo, della stesura del bilancio partecipato?! Un processo di democrazia diretta, attraverso il quale i cittadini prendono parte alle decisioni che riguardano l’utilizzo e la destinazione delle risorse economiche, nei settori nei quali il Comune ha competenza diretta. È un’iniziativa per coinvolgere e motivare le persone a partecipare alla vita pubblica, su un progetto di città più ricca di legami sociali e culturali. L’ipotesi di sperimentazione potrebbe diventare un momento significativo di condivisione, contaminazione e di crescita collettiva. Un percorso da avviare a piccoli passi rispettoso della realtà di Cariati. Nicola Campoli

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