La Procura di Roma con le sue 100 rigorose pagine di accuse è stata più che chiara sui possibili assassini di Giulio Regeni.
Cinque anni di indagini serrate portano a dare un nome alle responsabilità sul sequestro, sulle dolorose torture e sull’omicidio del giovane ricercatore.
Giulio per ben nove giorni è stato seviziato in modo disumano, prima di essere ucciso tragicamente.
Il Governo italiano deve avere il coraggio di esporre quali decisioni vuole assumere, dinanzi a un delitto che ha dei mandanti ben precisi.
Non si può più credere in un cambio di passo da parte dei vertici della Repubblica araba d’Egitto.
Solo chiacchiere utili a far passare il tempo, evitando così di prendere una strada, in termini di rapporti con il Governo egiziano.
Giulio Regeni era al Cairo come ricercatore. Non si possono tradire ideali e valori di un giovane che è morto, svolgendo un lavoro che amava e che lo appassionava.
Serve una riposta precisa per i tanti giovani che viaggiano per il mondo con la speranza di poterlo cambiare.
Voglio sperare che questo accada quanto prima. Insomma, vogliamo tutti la verità su quanto successo e cosa si è fatto come Paese in quei terribili nove giorni, che separano il momento del rapimento dalla tragica uccisione di Giulio.
È arrivato il momento di scelte chiare e nette. La ricerca della verità deve rappresentare un serio obiettivo di tutti. Lo dobbiamo a Giulio e alla sua famiglia.
Nicola Campoli
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