Appoggiamo l’azione dei sindaci contro il commissario e l’assessore Pugliano.

La determinazione dei sindaci del territorio, da quelli del basso ionio che hanno proclamato una manifestazione per domani, a quello di Cassano che rigetta l’ordinanza dell’Ufficio del Commissario, è un raro segnale positivo nella tormentata vicenda dei rifiuti calabresi e del nostro territorio. Da mesi denunciamo un preciso progetto della speculazione privata dei rifiuti, con la connivenza di una parte delle istituzioni regionali, per causare lo stato di invivibilità nelle strade ed estorcere al territorio nuovi scempi e nuovi scippi alle casse pubbliche. Tutto questo da aggiungersi ad un contesto generale di speculazione energetica, trivelle, chiusura degli ospedali, dei tribunali, abbandono della ferrovia. È un tentativo estremo di capovolgere l’identità e la vocazione del nostro territorio e trasformarlo definitivamente in discarica e periferia industriale del resto d’Europa, un progetto di cui sembrano finalmente consapevoli una parte delle istituzioni locali. Sul piano dei rifiuti, da ormai due anni chiediamo con forza la fine del commissariamento all’emergenza ambientale e le dimissioni di chi non è stato in grado di assumersi le proprie responsabilità per risolvere definitivamente il “caso” rifiuti calabresi. Si tratta di un “caso” e non di un problema, in quanto la densità abitativa calabrese permetterebbe di implementare sistemi virtuosi e convenienti con grande facilità, ma la speculazione privata, non estranea ad interessi politico-malavitosi, non lo ha permesso. Oggi le istituzioni regionali hanno intenzione di innescare un meccanismo di guerra tra poveri, lasciando che i comuni si scannino tra loro per trovare una soluzione all’emergenza. Un pericolo che dobbiamo scongiurare, individuando responsabilità ed obiettivi. Le prime sono ormai chiare. Per gli obiettivi rilanciamo, in sintonia coi sindaci del basso ionio, una parola d’ordine chiara: la gestione dei rifiuti deve essere affidata alle comunità, quindi ai comuni, per uscire dalla morsa della speculazione che i cittadini pagano più volte. Una gestione che non può non convergere su una differenziata spinta finalizzata al riciclo ed al riutilizzo: significa porta a porta e via i cassonetti, significa cooperative giovanili gestite dai comuni che passano casa per casa, significa una filiera regionale di riciclo della plastica, del vetro, dell’alluminio eccetera. In poche parole significa rispetto della salute, risparmi per i comuni ed economia per il territorio. Per gestire l’emergenza noi abbiamo proposto ormai dal novembre scorso una via chiara: gli impianti di trattamento pubblici devono funzionare correttamente ed essere a disposizione del territorio. Non investire in nuove inutili discariche, ma una manutenzione straordinaria ed immediata degli impianti, per esempio quello di Bucita, affinché producano finalmente materiale di qualità ed alleggeriscano la quantità di materiale conferito in discarica. Tra cinque mesi, alla scadenza dell’affidamento all’azienda Ecologia Oggi, affidare gli impianti ad una unione di comuni che li gestiscano direttamente in sintonia con la Regione Calabria. Nel frattempo finanziare ed obbligare tutti i comuni a realizzare la raccolta differenziata. A queste condizioni, tra quattro mesi saremmo fuori dalla finta e criminale emergenza che ci attanaglia da vent’anni, e non ci sarebbe un solo sindaco non disposto a contribuire a questo progetto. Finché, invece, negli uffici del commissario, della regione e di qualche comune, si continuerà a tramare in virtù degli interessi di qualche azienda che risponda, al momento opportuno, a delle precise coordinate elettorali, non si otterrà alcuno sconto o assenso, se non a delle rassegnate dimissioni. Su nuove discariche da spingere sotto il ricatto dell’emergenza non c’è alcuna discussione. Semmai quest’emergenza deve chiudere due esperienze disastrose: quella del commissariamento e quella delle discariche private. Con questo spirito affiancheremo i sindaci domani. Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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