Un Sud Italia, che ancora aspetta

E adesso cosa succederà con il potenziale arrivo sulla carta delle mega risorse post pandemia?

Non sarò né il primo, né l’ultimo a scrivere che l’Italia è, senza alcun dubbio, davvero spaccata in modo preoccupante a metá.

Un Nord e un Sud che non collimano per nulla, a discapito degli italiani che abitano le aree più profonde della nostra penisola.

Se a questa mia considerazione, ripeto nulla di nuovo, sottolineo anche che il Sud dello Stivale è a sua volta frammentato in tanti altri pezzi di territorio, ritengo che non aggiungo niente a quanto già si sappia.

Frequento da più di trenta anni la Calabria ionica. Un paradiso di bellezze naturali, paesaggistiche e storico artistiche.

Un territorio inesplorato che, ahimè, non è mai migliorato anche nelle piccole cose da più decenni. Anzi. Qualcosa è peggiorato, come la sanità pubblica: una vera meteora.

Un immobilismo impressionante e che in fondo neanche tocca più di tanto i residenti, ormai assuefatti al peggio. Un sentimento che fa tanta rabbia.

Ogni volta che arrivo e che mi trattengo in loco per qualche giorno, mi accorgo di quanto le persone che ci abitano non si sentano trattati allo stesso modo di tanti altri loro connazionali.

Un contesto abbandonato e che fa fatica a sentirsi parte di un progetto tangibile di cambiamento: necessario e opportuno.

Forse sarebbe il caso che qualche rappresentante di Governo scenda e permanga per qualche settimana in loco, toccando con mano che l’Italia qui non esiste!

Eppure con tutto il filone delle risorse europee dei decenni scorsi si sarebbe potuto, tanto quanto, garantire ai diversi e variegati Sud i servizi primari: sanità, trasporti, istruzione e tanto altro ancora.

E adesso cosa succederà con il potenziale arrivo sulla carta delle mega risorse post pandemia? Sempre niente?

Nicola Campoli

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