Sono tornato a Cariati dopo quindici giorni. Mi aspettavo che qualcosa, nel frattempo, fosse avvenuto. Almeno anche solo come timido tentativo. Invece, nulla. Tutto tace, soprattutto nelle zone con maggiore frequenza di turisti, sull’avvio della raccolta differenziata e sulla pulizia delle spiagge, come sul decoro. Tre priorità essenziali per l’avvio della stagione estiva e per offrire un minimo di accoglienza ai turisti. Al contrario forse, di quanto si pensi, ho notato che di persone, non locali, sulle spiagge e per strada, lungo la marina, ce ne sono. Ed é un bene. Continuo a non comprendere perché ridursi all’ultimo momento e perché non spingere sull’acceleratore, affinché questi aspetti trovino il loro migliore epilogo, anche come pavido segnale? Non voglio fomentare alcuna polemica, ma non vedo i motivi dell’immobilismo. E laddove ci fossero, per delle ovvie ragioni, é un dovere informare la collettività. Eppure, sembrava nei mesi scorsi che tutto dovesse positivamente esplodere. Io ci avevo creduto, al punto anche di applaudire all’avvio del progetto della raccolta differenziata, etc. Riscontro, del resto, una certa “strafottenza” nei confronti di chi ha deciso di mantenere casa a Cariati, per trascorrere le vacanze, e faccia diversi chilometri per raggiungere un luogo “magico e incantevole” quanto Cariati. Personalmente, mi sento mortificato e deluso di tale atteggiamento. Ogni volta che si sottolinea che qualcosa non va, in termini propositivi e rispettosi, é come dirlo al vento. Un’assenza di interlocuzione. Ebbene, sembra di stare in un paese che non sia governato. Dove qualcuno pensa di amministrare non cercando interlocuzione nelle persone, residenti e villeggianti. Vorrei pure sbagliarmi, ma questo é il sentimento che percepisco. Un menefreghismo che mi induce a pensare, addirittura, che forse qualcuno, ritiene sia meglio che, noi turisti, stregati dalla bellezza e dall’unicità paesaggistica del luogo, togliamo il fastidio. Mi chiedo. Ma é proprio così? Nicola Campoli
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