BRONZI, QUANTI CALABRESI LI HANNO MAI VISTI? SÌ A PROMOZIONE ITINERANTE BENI CULTURALI QUELLA DEL MINISTRO GALAN È SOLO UNA PROVOCAZIONE: SFRUTTIAMOLA

BRONZI, QUANTI CALABRESI LI HANNO MAI VISTI? SÌ A PROMOZIONE ITINERANTE BENI CULTURALI QUELLA DEL MINISTRO GALAN È SOLO UNA PROVOCAZIONE: SFRUTTIAMOLA ROSSANO (CS), Venerdì 25 Marzo 2011 – Trasferire o meno i Bronzi di Riace. Ecco l’ennesima puntata delle tipiche soap opera di una regione che, dalle istituzioni alla politica, dalle associazioni al mondo della scuola, dagli intellettuali a qualche immancabile sindacalista, si dimostra come al solito capace di trasformare provocazioni esterne in commedie dell’equivoco e dell’autocommiserazione. La domanda preliminare di Otto Torri sullo Jonio, intrisa di un’amarezza più grave della fantomatica intenzione di furto dei Bronzi di Riace imputata al neo Ministro della Cultura GALAN per le sue recenti dichiarazioni, è la seguente: quanti calabresi, dei poco più meno di 2 milioni che la popolano, si sono mai recati negli ultimi 30 anni al Museo di Reggio Calabria per visitare e scoprire i due bronzi e l’intero patrimonio calabrese custodito nella Città dello Stretto? Quanti rappresentanti istituzionali, quanti sindaci, quante scuole calabresi hanno preferito quel museo, scrigno di quei capolavori scultorei tra i più significativi del ciclo ellenico e tra le poche testimonianze dirette dei grandi maestri scultori del mondo greco classico? Analogo quesito, come sempre mal posto e circondato da equivoci e strumentalizzazioni infondate, è stato già posto in passato per altri “pezzi unici” del patrimonio calabrese, come il Codex Purpureus Rossanensis. La questione è volutamente mal posta, forse anche perché diventa facilmente utilizzabile in chiave mediatica, in quanto zumata sul trasferimento, inteso o fatto intendere come definitivo, piuttosto che sulla necessaria e strategica promozione, itinerante, dei beni culturali. Che va sollecitata anzi tutto nella terra che li ha tramandati e custoditi e poi anche e necessariamente all’esterno. Il mondo intero, oggi soprattutto, è una grande ed attraente passerella di opere d’arte di valore inestimabile, ospitate nei più importanti e soprattutto nei più lucrativi spazi espositivi del pianeta che, come è noto, non sono quelli italiani, per diverse ragioni ma soprattutto per la scarsa propensione istituzionale a considerare strategica la fruizione turistico-culturale e, di conseguenza, per la scarsa capacità manageriale del Bel Paese a gestire gli immensi giacimenti culturali ed archeologici. Per fare un altro esempio. Qualche anno fa, vi fu un sollevamento territoriale, nella Sibaritide, per il, ridimensionamento d’importanza (soprattutto di personale, ovviamente!) della sede della sovrintendenza archeologica su Sibari. Anche in quel caso, avremmo dovuto chiedere, alla Sibaritide, quanti sindaci, quante scuole e associazioni si siano resi protagonisti, nell’ultimo decennio, di azioni e di iniziative di promozione dirette a far conoscere, alle popolazioni locali, quel parco e quel museo archeologici. Purtroppo, sia per i Bronzi di Riace che per il Codex di Rossano, così come per il parco bruzio di Paludi e per l’antica Sybaris giusto per fare qualche esempio, la risposta la conosciamo fin troppo bene. Una gita scolastica presso la peggiore discoteca di Rimini vale molto di più! Basta informarsi. E’ così che accade. Allora, se davvero ci si sente toccati nell’orgoglio dalla sola battuta di un Ministro che, forse, vorrebbe far girare i Bronzi di Riace nel mondo, istituzioni, politica e scuola calabresi inizino quanto meno a darsi come obiettivo prioritario quello di far conoscere ai calabresi la grande rete museale, di parchi archeologici e di beni architettonici, spesso noti più a qualche turista tedesco maltrattato che non a quanti amministrano, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi, turismo e cultura in questa terra. Avviamoci a colmare questo gap, che è anzi tutto identitario e culturale. Perché, se facciamo così, come classe politica e dirigente di questa regione, probabilmente acquisiremo presto quella consapevolezza e quella propensione, tipica del turista e di chi sa quanto vale la diffusione del messaggio. Non avremo più paura di far viaggiare le nostre opere d’arte. Perché di questo si stratta. E perché, se ce convinciamo anzi tutto noi stessi, ci interesserà farli diventare ambasciatori nel mondo della Calabria migliore e della nostra migliore eredità storica.

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