■Antonio Loiacono
L’ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, è intervenuto recentemente per esprimere la sua visione pragmatica e lungimirante sullo jus scholae, proponendolo come una soluzione non solo di giustizia sociale, ma anche di sostenibilità economica e previdenziale per l’Italia. In un’intervista, Tridico ha sottolineato come una gestione più regolare e integrata degli immigrati possa portare vantaggi significativi al sistema paese, in un momento storico in cui la demografia italiana è in declino e le prospettive future non sembrano offrire facili soluzioni.
Secondo Tridico, l’integrazione degli immigrati attraverso lo jus scholae rappresenterebbe un passo fondamentale per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Con una popolazione in calo ed un tasso di fecondità tra i più bassi d’Europa, l’Italia rischia infatti di trovarsi in una situazione insostenibile dal punto di vista demografico ed economico. Anche se il Paese riuscisse a raggiungere un tasso di fecondità pari a quello della Francia, ovvero 1,7 figli per donna, questo non basterebbe a risolvere i problemi strutturali che minacciano il futuro.
In questo contesto, gli immigrati già presenti in Italia rappresentano un motore economico importante. Tridico ha evidenziato che, se regolarizzati, questi lavoratori contribuirebbero in modo significativo alle casse dello Stato, sia dal punto di vista fiscale che contributivo. Attualmente, molti immigrati, a causa delle difficoltà nel raggiungere i 20 anni di contribuzione necessari per ottenere una pensione, sono incentivati a lavorare in nero, privando così il sistema di risorse preziose. Una regolarizzazione su larga scala, invece, potrebbe ridurre significativamente il lavoro nero, aumentando il gettito fiscale e contributivo.
Tridico ha inoltre sottolineato un dato allarmante: il rapporto tra lavoratori e pensionati in Italia è estremamente basso, con soli 1,4 lavoratori per ogni pensionato. Questa situazione pone il sistema previdenziale italiano in una fase critica di insostenibilità. L’aumento del numero di lavoratori, reso possibile anche grazie a politiche inclusive come lo jus scholae, potrebbe migliorare notevolmente la sostenibilità del sistema.
Il concetto di jus scholae, che permetterebbe ai giovani stranieri di ottenere la cittadinanza italiana al termine di un ciclo scolastico, è visto da Tridico non solo come un atto di giustizia sociale, ma anche come una misura di grande pragmatismo economico. Attualmente, ottenere la cittadinanza italiana è un percorso lungo e pieno di ostacoli burocratici, che può richiedere fino a cinque anni dopo il raggiungimento della maggiore età. Tuttavia, per un giovane che ha già completato 8 o 10 anni di scuola in Italia, ottenere la cittadinanza in modo automatico alla fine del percorso scolastico potrebbe essere una soluzione logica e veloce.
Tridico ha criticato l’atteggiamento ideologico di chi si oppone allo jus scholae, sottolineando come questa misura ridurrebbe gli ostacoli burocratici e incentiverebbe una maggiore partecipazione degli immigrati al sistema previdenziale. “Un tale approccio -ha affermato- non solo migliorerebbe l’equità sociale, ma contribuirebbe anche a rafforzare l’economia nazionale.”
L’intervento di Pasquale Tridico mette in luce la necessità di affrontare il tema dell’immigrazione e della cittadinanza con una visione pragmatica, riconoscendo i benefici che una maggiore inclusione degli immigrati potrebbe portare all’economia italiana. Lo jus scholae, in questo contesto, non rappresenta solo una questione di diritti civili, ma una vera e propria opportunità per garantire un futuro sostenibile al nostro Paese. È tempo, secondo Tridico, di superare le divisioni ideologiche ed abbracciare soluzioni che possano realmente contribuire al bene comune.
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