Mi corre l’obbligo di fare una premessa. Mi getto a capofitto, più che altro per divertirmi, in un tema che ha tenuto banco in questi ultimissimi giorni.
La protesta, sollevata in modo spontaneo da alcune ragazze in un liceo romano contro la violenza di genere, dopo il consiglio di una docente a “vestirsi di più per non provocare i professori di sesso maschile”.
Sono certo che se non ci fosse stata la rete la vicenda non si sarebbe trasformata in un acceso caso mediatico, come poi è avvenuto. Solo il tam tam dei social ha alimentato la circostanza che ha visto, all’indomani dell’esternazione della docente, tutte le studentesse presentarsi in classe con minigonne e shorts.
Per chi scrive si tratta esclusivamente di un assurdo caso mediatico. Nelle parole della professoressa c’è stata solo un semplice consiglio, visto anche il contesto piuttosto difficile in cui si è avviato l’anno scolastico, per giunta senza ancora banchi. Un tema che non voleva rappresentare nessun fenomeno di sessismo.
Anzi. Semplicemente un argomento sul quale ormai anche nessun genitore riesce a stare dietro. Insomma, non voleva essere alcun insulto. Le ragazze si vestano come desiderano, salvo sempre nel rispetto del buon senso e della giusta moderazione degli eccessi, una regola che non deve mai mancare nella vita di tutti i giorni anche per le giovanissime.
Decidano liberamente se trovassero più adatti al contesto dei semplici pantaloni, tipo jeans o delle minigonne e shorts che potrebbero in un certo senso dare qualche problema in classe in termini di comodità.
Nicola Campoli
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