IL PROF. GIUSEPPE ROMA, STIMATO STUDIOSO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA E MEDIEVALE, DOCENTE DELL’UNICAL , “UN ESEMPIO DI SIGNORILITA’ E MITEZZA”
di Franco Liguori
Sabato scorso (16 giugno) è venuto a mancare, all’età di 70 anni, a Cosenza, il prof. Giuseppe Roma, ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale all’Università della Calabria, dove aveva svolto interamente la sua carriera universitaria, ricoprendo importanti cariche, tra cui quella di direttore del Centro interdipartimentale di diagnosi, conservazione e restauro e di direttore del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti.
Chi scrive lo ha conosciuto fin dagli anni Novanta ed ha intrattenuto con lui rapporti di amicizia e di frequentazione culturale, che hanno avuto il momento più alto nel dicembre 2016 (sabato 3 dic.), allorquando il prof. Roma è venuto a relazionare a Corigliano Scalo, nella sala-conferenze di “Mondiversi”, sul tema “Monasteri bizantini nella Calabria settentrionale alla luce delle ultime indagini archeologiche”, nell’ambito di un convegno organizzato dalla sezione calabrese della SIPBC, insieme alla sua collega prof.ssa Adele Coscarella (vedi foto). Come ha giustamente dichiarato il direttore del Dipartimento di Studi umanistici dell’UNICAL, Raffaele Perrelli, il prof. Giuseppe (Peppino per gli amici) Roma è stato per tutti “un vero esempio di signorilità e di mitezza”, oltre che, naturalmente, un serio e qualificato studioso di archeologia cristiana e medievale, con al suo attivo numerose pubblicazioni e contributi in congressi specialistici su tematiche archeologico-medievali. Originario di un piccolo centro albanese dell’Alto Jonio cosentino (Castroregio), Giuseppe Roma dedicò, nei primi anni della sua attività di studioso, non pochi contributi alla conoscenza delle testimonianze archeologiche ed artistiche bizantine ed alto-medievali della Calabria settentrionale, con particolare riferimento al territorio di Amendolara (da segnalare lo studio sugli affreschi della cupola dell’Annunziata e il saggio del ’78 su un insediamento di epoca bizantina ad Amendolara, ed anche un saggio sull’affresco della Madonna Achiropita di Rossano, del quale ha curato l’ultimo restauro conservativo).
L’interesse di studio per la Calabria settentrionale in età alto-medievale è stato costante ed è documentato da numerosi saggi tra cui “L’insediamento alto-medievale di Sassòne (Morano Calabro)” , del ’95, e “Le necropoli medievali di Calandrino e Celimarro (Castrovillari)”, del 2001, frutto di accurate indagini archeologiche sul campo, insieme ai suoi studenti. Al prof. Roma va il merito di aver portato avanti un ambizioso progetto di ricerca che smentisce lo stereotipo della Calabria soltanto come “culla della Magna Grecia”. La Magna Grecia, egli soleva dire, “è solo parte della storia archeologica della Calabria”, perché la nostra regione “è una terra abitata fin dalla preistoria, ricca di reperti di ogni epoca”. Attraverso una serie di attenti scavi, effettuati tra il 1996 e il 1999, nella Calabria settentrionale (Morano, Nocara, Castrovillari, San Sosti), il prof. Roma ha individuato una serie di fortificazioni accompagnate da necropoli e da piccoli luoghi di culto (alcuni dedicati a San Michele) risalenti ad un periodo di tempo che si colloca tra il VI e il VII sec. d.C., a difesa dei guastaldati longobardi di Cosenza e Cassano. La zona in cui sono state effettuate le sue indagini era, nei secoli dell’alto Medioevo, nella sfera dei Longobardi di Benevento, proprio al confine tra questi e i Bizantini, limes individuabile proprio grazie al ritrovamento dei siti archeologici lungo una frontiera cha va dal Tirreno allo Jonio.
Le preziose ricerche del prof. Roma rivestono una grande importanza, perché hanno dato respiro e attenzione ad un periodo della storia della Calabria, scarsamente conosciuto: l’alto Medioevo, un’epoca lontana della nostra storia, tutta da approfondire, e da scoprire, ricca di fascino, i cui resti archeologici ci parlano di cinte murarie lunghe anche 1 kilometro, che fanno pensare proprio al limes longobardo, entro le quali viveva un mondo rurale distante dalla città e che manteneva la sua identità, nonostante l’arrivo dei Longobardi. Il prof. Roma era entusiasta di queste sue ricerche e dei notevoli risultati finora conseguiti attraverso gli scavi nella Calabria settentrionale.
Chi scrive lo ha potuto constatare, ascoltando il suo appassionato intervento al convegno SIPBC di Corigliano, il 3 dicembre 2016, che fu molto apprezzato dai numerosi intervenuti. Come presidente della SIPBC-Calabria, avevo ricontattato il prof. Roma per farlo ritornare a Corigliano, a presentare il suo ultimo lavoro: un ampio volume sui Santuari in Calabria, di cui egli era il curatore, edito da De Luca-Edizioni d’Arte, di Roma, nel 2017. Peccato! Lui non è più tra noi, ma rimane la sua opera ! La sua “lectio magistralis” rimarrà sempre nel cuore e nel ricordo di quanti sono venuti ad ascoltarlo, nella sede di “Mondiversi”, quel sabato 3 dicembre del 2016. Ha detto bene il prof. Raffaele Perrelli, dell’UNICAL : “La terra gli sarà lieve di sicuro, come leggero è stato il suo passo nel mondo”.
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