
Molto spesso, dai microfoni del loro Ruggito del Coniglio, Marco Presta e Antonello Dose scherzano sull’arresto delle otto: è infatti quasi quotidiana la notizia di retate di diecine di taglieggiatori, spacciatori, intrallazzatori e malversatori organizzati in bande mafiose, tutti italiani, che le forze dell’ordine eseguono un po’ ovunque da Bari a Roma, da Napoli a Reggio Calabria, da Palermo a Milano. Ma il problema, secondo Matteo Salvini, sono gli immigrati, e i ROM.
È arcinoto che se ci fosse più onestà negli artigiani e nei commercianti, tutti italiani, che si fanno pagare in nero per non dichiarare il reddito e nei loro clienti, tutti italiani, felici di pagare in nero per scapolare l’IVA, i problemi del disavanzo pubblico non esisterebbero e anzi ci sarebbe la possibilità di ridurre la tassazione senza problemi per il bilancio dello Stato, ma Matteo Salvini non ha dubbi: a crearci problemi, oltre agli immigrati, sono i ROM.
È poi risaputo che uno dei più ripugnanti vizi degli italiani, nelle pubbliche amministrazioni e nel mondo degli appalti, è la corruzione che frena l’avanzamento dei progetti, rallenta il funzionamento delle istituzioni, aggrava i costi dei lavori pubblici. Ma Matteo Salvini ha altro per la testa: le sue priorità sono la cacciata degli immigrati – pardon: dei clandestini e la schedatura – pardon: il censimento – dei ROM: quelli italiani purtroppo (ipse dixit) bisognerà tenerseli, gli altri saranno cacciati via.
L’idea che i delinquenti vadano perseguiti in quanto tali – tutti, con rigore e senza sosta – a prescindere dalla loro etnia, non sembra sfiorare Matteo Salvini, secondo il quale tutti i ROM, per definizione, sono delinquenti, così come tutti gli immigrati, per definizione, a suo parere sono clandestini, terroristi, jihadisti e stupratori, e tutti i meridionali sono puzzolenti e sudici. Non è una novità che il nuovo ministro dell’Interno sia xenofobo e razzista, e non solo nei confronti degli stranieri: C’è su Youtube un video in cui canta allegramente, a Pontida, una canzonaccia antimeridionale: Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. Una cosa del 2009. Ora Salvini, pur continuando a portare nel taschino il suo fazzoletto verde con l’effigie di Alberto da Giussano, ha modificato il tiro spostandolo appunto su immigrati e ROM. Il suo slogan “Prima il Nord” riformulato in “Prima gli italiani”, è stato tanto convincente da indurre i calabresi a eleggerlo per rappresentarli al Senato. E il suo consenso cresce, al punto che secondo gli ultimi sondaggi il suo esuberante iperattivismo ha portato la Lega a superare il M5S, guidato da un sempre sorridente ma molto più opaco Luigi Di Maio. Il consenso di Salvini cresce, tanto che oltre il 30% degli italiani si riconosce nelle sue crociate ed approva i suoi proclami, condivide i suoi metodi e auspica l’attuazione dei suoi progetti.
Questo significa che quel 30% di italiani, oltre che ipocrita, è xenofobo, razzista, miope e ignorante. E tale resterebbe anche se la percentuale raddoppiasse, o triplicasse. È ipocrita, è il caso di precisarlo, perché sa benissimo che la prima fonte dei problemi degli italiani sono gli italiani stessi con la loro corruzione, le loro mafie e la loro disonestà (diffusa anche – come dimostra la vicenda del nuovo stadio di Roma – tra i sedicenti paladini dell’onestà), ma ha la faccia tosta di prendersela con i ROM e gli immigrati, illudendosi che dopo averli schedati, o buttati fuori, dopo tutto andrà ben, madama la marchesa.
In realtà, ammesso e non concesso che una simile vergognosa operazione fosse possibile, dopo averla attuata Salvini sarebbe pronto a indicare ai suoi seguaci altri nemici: magari quegli stessi meridionali che per il momento sta gestendo e, bisogna riconoscerglielo, gestendo con grande abilità. Salvini ha saputo alimentare anche in loro, come da anni fa con i lombardi, la paura e la diffidenza verso gli altri, in attesa di tornare a dire, a brutto muso, che per quanto lo riguarda anche i meridionali sono gli altri.
Per molti, anche al Sud, l’avvento al potere del salvinismo è un sogno che si avvera. Prima o poi si accorgeranno di aver alimentato, invece, un incubo. Voglio solo sperare che, quando si sveglieranno, non sia ormai troppo tardi.
Giuseppe Riccardo Festa
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