“LA LIBERTÀ NON HA PREZZO”: NICOLA ABRUZZESE CONTRO LA GESTIONE DEL CENTROSINISTRA IN CALABRIA

L’attivista politico di Scala Coeli ringrazia Pasquale Tridico per il coraggio, ma attacca duramente i vertici nazionali: “Hanno ignorato il territorio, trattandolo come un terreno da occupare”.

Nicola Abruzzese

Antonio Loiacono

Nicola Abruzzese non usa mezzi termini. Nel suo intervento, diffuso ieri sui social come comunicato, l’attivista politico di Scala Coeli lancia un atto d’accusa lucido e appassionato contro la gestione nazionale del centrosinistra nelle ultime elezioni calabresi. Le sue parole arrivano come uno schiaffo al conformismo politico: “La libertà non ha prezzo –esordisce- e nessuno può permettersi di venire qui, in Calabria, a dirci che non si poteva fare di più per vincere queste elezioni”.

Al centro delle sue dichiarazioni, la figura di Pasquale Tridico, candidato alla presidenza della Regione Calabria. Abruzzese lo difende con rispetto e riconoscenza: “La sua è stata una candidatura di servizio, come lui stesso ha ricordato la sera del 6 ottobre. Si è assunto una responsabilità enorme in un contesto difficilissimo, e per questo gli va dato atto di aver fatto tutto il possibile. Senza di lui, non so come sarebbe finita”.

Ma dopo le parole di stima, arriva la denuncia. Abruzzese non risparmia Giuseppe Conte, accusato di aver “Gestito la partita calabrese con arroganza e miopia politica, senza ascoltare la voce dei territori. Ha imposto la candidatura di Tridico — afferma — bypassando ogni confronto, trasformando la costruzione dell’alternativa in un’operazione di vertice, opaca e personalistica. Ha trattato la Calabria come un terreno da occupare, non come una comunità da ascoltare”.

Nelle sue parole, il tono è insieme amaro e combattivo: “E oggi — aggiunge — invece di assumersi le sue responsabilità, Conte si rifugia in narrazioni consolatorie, come se bastasse dire che <ce l’abbiamo messa tutta> per nascondere gli errori commessi”.

Ma le responsabilità, secondo Abruzzese, non si fermano al leader del Movimento 5 Stelle. “La sconfitta è anche di Anna Laura Orrico, che ha avallato in silenzio ogni decisione calata da Roma, senza mai mettere in discussione la linea imposta. È di Elly Schlein, che ha accettato tutto in nome di un’alleanza di vertice. È di Fratoianni e Bonelli, che hanno preferito salvare equilibri nazionali fragili invece di costruire un progetto vero e radicato sul territorio”.

Per l’attivista di Scala Coeli, la politica nazionale ha smarrito il senso dell’ascolto e del rispetto per le comunità locali: “Tutti, in nome di una fragile unità, hanno chiuso gli occhi di fronte a un’impostazione sbagliata. E ora cercano di salvare la faccia con l’ennesimo comunicato su quanto è stato importante esserci. Ma esserci non basta, se non si ascolta, se non si capisce, se non si costruisce nulla”.

Pur riconoscendo “un buon risultato personale” a Tridico, Abruzzese ribadisce che non si può usare quell’esito “come scudo politico per coprire la gestione fallimentare dell’intero percorso. Proprio quel risultato — spiega — dimostra che un approccio diverso, più serio e condiviso, avrebbe potuto portare a un esito ben diverso”.

E infine, l’affondo più forte: “Da Roma continuano a recitare il copione del <ce l’abbiamo messa tutta> ma qui in Calabria l’emergenza è reale: la sanità è allo sbando, le infrastrutture cadono a pezzi, i giovani sono costretti a partire. Davvero pensano che basti un candidato noto e qualche conferenza stampa per rispondere a tutto questo?”.

Per Abruzzese, il cambiamento vero può nascere solo da un ritorno alla partecipazione reale: “Servono meno imposizioni e più confronto, meno leaderismi e più territorio. Serve il coraggio di dire, abbiamo sbagliato. Perché fare opposizione è un dovere, ma farla con serietà, coerenza e rispetto per chi ci crede davvero lo è ancora di più”.

Nel tono e nei contenuti, quello di Nicola Abruzzese non è solo uno sfogo politico, ma un richiamo etico: la richiesta che la politica torni a essere un luogo di verità, dove le parole non servano a giustificare ma a ricominciare.
Un appello, in fondo, a ritrovare la libertà di pensare e di agire — quella che, come lui stesso ricorda, “non ha prezzo”.

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