Io non me la prendo con Pillon: me la prendo con le donne che lo votano.

Non mi sorprende più di tanto l’ultima uscita misogina del senatore Pillon, la cui avversione nei confronti delle donne, oltre che di chiunque abbia una sessualità diversa dalla sua, è cosa nota e arcinota. Il senatore leghista ha criticato la decisione dell’Università di Bari di ridurre del 30% le tasse d’iscrizione alle studentesse che intendono seguire corsi di studi scientifici, col lodevole (ma non per il senatore, ovviamente) fine di incentivare la partecipazione femminile, nell’Ateneo, alle discipline di quella natura. Il Pillon non ha esitato ad affermare che le discipline scientifiche sono una cosa da maschi perché le donne – ipse dixit – “hanno una maggiore propensione per le materie legate all’accudimento”.

Evidentemente il senatore Pillon, inutilmente laureato in giurisprudenza, ha dimenticato quel famoso articolo della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua…”: Proprio così, senatore: senza distinzione di sesso.

Chissà se il senatore ha mai sentito parlare di Ipazia di Alessandria, la grande matematica, astronoma e filosofa del IV secolo? Se sì, presumo che avrebbe voluto far parte della banda di fanatici cristiani che, aizzata dal vescovo Cirillo, la fece a pezzi per aver osato insegnare materie scientifiche. E chissà se ha mai sentito nominare Ildegarda di Bingen? Ne dubito: Ildegarda ha vissuto nel medioevo ma non gli apparteneva: l’esatto contrario di Pillon. Ma se veniamo a tempi più recenti, ci sono pur state Marie Curie ad esempio, e Maria Montessori e Rita Levi Montalcini; e oggi ci sono Fabiola Gianotti, Ilaria Capua, Barbara Gallavotti, Rita Gismondo, Samantha Cristoforetti; e donne sono attualmente la presidente della Commissione Europea e del FMI, e a una donna sta per essere affidata la presidenza delle Ferrovie italiane.

Potrei elencare tante, ma proprio tante altre donne che si occupano di scienza, di economia e perfino di politica, come l’attuale presidente del Senato e Giorgia Meloni, entrambe esponenti di partiti alleati della Lega e una addirittura leader del suo, FdI; ma so bene che sarebbe fatica sprecata: ciò che Pillon dice è frutto di pregiudizio, e contro i pregiudizi non c’è fatto reale che tenga.  Di certo, gli attirerebbe gli abbracci dei più integralisti fra i musulmani integralisti, dal turco Erdogan agli ayatollah iraniani ai mullah pakistani ai talebani irakeni.

Non ho, e ammetto di non ambire ad avere, il piacere di conoscere l’entourage familiare di questo campione del leghismo padano ma sono costretto a supporre che la coniuge di costui attenda lieta e giuliva ai suoi doveri di moglie, di madre ed eventualmente di nuora e sia felice, quando il suo sposo ritorna a casa, di massaggiargli i piedi e infilarglieli poi in comode pantofole, in adorante attesa che il suo maschio sposo si degni di elargirle una carezza: solo una donna del genere può sopportare di stare accanto a un Simone Pillon.

Ma le altre? Le tante donne che votano Lega? Possibile che siano tutte così? È possibile che esistano donne felici di essere considerate esseri inferiori, degni solo di occupazioni “di accudimento” e inadeguati a studi scientifici, che per il Pillon sono esclusivo appannaggio dei maschi? Evidentemente, per quanto inesplicabile, è possibile: d’altra parte ci sono anche innumerevoli meridionali, maschi e femmine, che votano Lega e anche innumerevoli poveracci che s’indignano all’idea di chiedere agli eredi dei milionari di contribuire con un misero 1% delle loro non meritate eredità al futuro dei figli di quegli stessi poveracci.

Penso al senatore Pillon, alle sue esternazioni, ai suoi elettori e soprattutto alle sue elettrici e mi viene in mente l’amara rilettura di un mio vecchio amico di un famoso adagio: il mondo è bello perché è avariato.

Giuseppe Riccardo Festa

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