
■Antonio Loiacono
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato la proroga di sei mesi dello stato di emergenza per la grave crisi idrica che continua a colpire diverse aree della Calabria. Su proposta del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, il governo ha riconosciuto la persistente criticità che affligge la città metropolitana di Reggio Calabria, la provincia di Crotone e numerosi comuni del cosentino.
Il provvedimento riguarda una vasta area, includendo i comuni di Calopezzati, Caloveto, Cariati, Corigliano-Rossano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Scala Coeli, Acri, Bisignano, Luzzi, Rose, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese, Bocchigliero, Campana e Terravecchia.
La decisione del governo evidenzia come la situazione sia tutt’altro che risolta. La scarsità d’acqua, aggravata dai cambiamenti climatici e dalla fragilità delle infrastrutture idriche, continua a mettere in ginocchio intere comunità, limitando l’accesso a un bene essenziale per famiglie, agricoltura e imprese.
La proroga dello stato di emergenza è un passo necessario, ma non può essere l’unica risposta. È urgente adottare interventi strutturali per potenziare gli acquedotti, migliorare la gestione delle risorse idriche e contrastare le perdite della rete. Senza un piano serio e a lungo termine, la Calabria rischia di vivere in un’emergenza permanente, con gravi ripercussioni sociali ed economiche.
I cittadini e le amministrazioni locali attendono risposte concrete: la proroga non deve diventare un alibi per rimandare soluzioni definitive. L’acqua è un diritto, non un’emergenza continua
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