ELEZIONI REGIONALI. ANCHE LA PERIFERIA SI MOBILITA

Elezioni regionali. Anche la “periferia dell’impero calabrese” si mobilita, “nauseata dai soliti trucchi del mestiere”, cercando orientare “l’ordine delle cose”. Alfonso Cosentino, candidato cariatese dell’Udc nel collegio di Cosenza, ritiene che “lo scontro che si sta consumando in queste ore all’interno e fuori del Pd è l’esempio lampante di come sia difficile, per molti, abbandonare il terreno tranquillo e scontato su cui, fino ad oggi, sono cresciute, e si sono radicate, vecchie logiche di potere e di spartizione”. Per Cosentino la “posizione di Loiero è figlia non della politica, ma del “loierismo” che condiziona il governo della regione”. Il governatore calabrese “non può scimmiottare la posizione legittima e politicamente corretta del suo collega pugliese, Niki Vendola: i “no” di Loiero sono “no” al Partito democratico ove nello stesso egli ricopre ruoli importanti ma, evidentemente, senza il phatos dell’appartenenza”. In realtà, la candidatura del parlamentare Roberto Occhiuto a presidente della regione “è vista da tutti come un allargamento effettivo di colazione e un rinnovamento di metodi politici ed amministrativi necessari alla Calabria,” giacché la “centralità del progetto e la condivisione dei percorsi rappresentano l’humus sul quale possono ergersi nuove costruzioni o agevolmente dissolversi le resistenze di Loiero e di quanti, in queste ore, sono impegnati a consumare tattiche e giochi di maniera, perdendo di vista la pianificazione prioritaria che è quella di dare alla Calabria un futuro possibile”. Loiero non deve rivendicare alcunché a sostegno di una sua riproposizione: “È tempo di un agire corale ed appassionato, al servizio della Calabria e delle sue migliori energie”. Cosentino appassionato: “L’Udc ha tutte le carte in regola per potere interpretare un tracciato comune che non appartiene solo al mio partito, ma che è patrimonio di quanti vogliono concorrere ad una sfida epocale per cambiarla davvero questa regione. Senza tentennamenti, perché troppi treni sono passati e noi siamo rimasti sulle pensiline: appiedati e lontani dall’Europa che corre”.

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