Cosa fanno i nostri amministratori che non riescono a gestire l’ordinario?

Le cronache di questi giorni a Cariati sono la cartina di tornasole di un assunto incontrovertibile. Un bilancio comunale 2014 approvato con i soli voti di una maggioranza risicata. Nessuno che si interessa della risoluzione dei problemi e fabbisogni dei cittadini e ciò che é restato dell’imprenditoria locale, in gran parte formata da attività terziarie che devono fare i conti con diverse e dilaganti diseconomie di contesto. Questa volta, allora, non mi soffermo sull’immobilismo politico/amministrativo che al sottoscritto non alimenta più alcuna speranza, ma solo un sentimento di profonda noia. Di fronte a un simile disastro occorre comprendere se abbiamo o meno raggiunto il fondo del barile. Sembra di NO! Tutt’altro si continua a navigare a vista. Ecco, infatti, l’ultima in ordine di tempo delle emergenze cittadine. L’assenza d’acqua da diverse settimane. Attività commerciali che non sono messe nelle condizioni di lavorare, creando non poche difficoltà, nel frattempo inrisolvibili, nel prestare il proprio operato a servizio della clientela. E sembra anche che la vicenda vada avanti da molto tempo, senza che l’amministrazione comunale sia intervenuta e quanto meno informato cittadini e titolari di esercizi. Un livello di incomunicabilità che é diventato insopportabile. Basta. Non se ne può più. Siamo vicini al primo quarto del terzo secolo e a Cariati, profondo Sud del Bel Paese, manca l’acqua. Ma dove vogliamo arrivare? Si spera, quanto prima, che qualcuno si svegli e suoni la carica di una nuova Cariati che riparta dal pianificare i servizi base per la comunità, altrimenti la grande fuga riguarderà, altresì, quei pochi cariatesi che ancora resistono, grazie, e non si sa sino a quando, al ritorno di quelle poche economie che gli permette di sopravvivere. La tragica realtà di Cariati non può restare più a lungo nascosta. Cominciamo almeno a discuterne. Nicola Campoli

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