Cariati e i programmi elettorali: zero a zero palla al centro. Ma dov’è la cultura? 

Ma dov’è la cultura? 

Si prospetta, lo sperano in molti, una bella campagna elettorale. Ci sono tutti i presupposti, affinché i buoni propositi vadano a buon fine. Certo, facendo tesoro delle volte scorse, non manifesterò la mia preferenza, che poi interessa a pochi. In fondo, non sono un elettore cariatese. Non posso, allora, augurarmi che vinca il migliore per il bene di Cariati e che la campagna elettorale non generi alcuno strascico polemico, con il rischio di scadere in aspetti poco gradevoli sul piano dei rapporti umani. 

Non ne varrebbe la pena. Si inneschi, allora, una sana competizione che porti a far emergere le differenze negli approcci progettuali e gestionali, finalizzati al rilancio e ammodernamento di Cariati. Ho dato una prima scorsa veloce ai tre programmi delle liste che concorrono a conquistare la maggioranza di Palazzo Venneri. Non intravedo molte differenze. Appaiono ben chiari i problemi del Paese a tutti i tre leader politici. Infatti, nei manifesti dei buoni propositivi, a macchia di leopardo, si notano poche differenze. Più che altro sono delle sfumature. 

Un tema, che per quanto mi riguarda avrebbe il suo interesse anche in una piccola comunità, però, non è proprio accennato. Questo è comune a tutti i programmi, rendendoli in parte un po’ aridi. Eppure Cariati ha una storia importante e autorevole come comunità. Ha rappresentato un punto serio di riferimento più che altro per il circondario. Mi riferisco alla cultura che aiuta molto, se ben alimentata, a costruire forme sane di aggregazione, partendo dalle nuove generazioni. 

Insomma, la crescita culturale e sociale di Cariati avrebbe il suo significativo valore. Lavorare, infatti, alla cultura significa favorire la disseminazione di iniziative positive nel tessuto della comunità, nella convinzione che la cultura costituisca una leva privilegiata di azione nei processi di rigenerazione e sviluppo urbano. 

Amministrare una istituzione locale richiede oggi, accanto alla cura quotidiana della gestione dei servizi, un’accresciuta capacità di previsione e lungimiranza. La ricchezza storica, culturale e paesaggistica si deve tradurre in forza anche economica, e in coesione. La crescita di capacità competitiva del Paese passa anche da qui. Per una buona qualità della vita di chi lavora, dei giovani, delle donne, degli anziani bisogna pensare anche a spazi adeguati per le relazioni tra le persone, il libero associarsi, per sviluppare la cultura. 

Nicola Campoli 

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