■Antonio Loiacono
L’ambiente in Calabria si trova oggi in una situazione di grave criticità, come emerge dal report 2023 di Legambiente Calabria. I dati presentati nel rapporto “Mare Monstrum” delineano un quadro inquietante, in cui l’illegalità legata allo sfruttamento del mare e delle coste minaccia uno dei patrimoni naturali più importanti della regione. Con 2.371 reati accertati e oltre 103.000 controlli effettuati, la Calabria si posiziona al quarto posto in Italia per violazioni ambientali legate al mare, evidenziando un’emergenza che non può più essere ignorata.
Uno dei problemi più gravi rilevati dal report riguarda il ciclo illegale del cemento, in particolare l’abusivismo edilizio e l’occupazione illegale del demanio marittimo. Nel 2023, i reati legati a queste attività sono aumentati del 20,1%, con ben 1.046 infrazioni accertate. Questo dato indica chiaramente come il territorio costiero calabrese sia stato oggetto di un’intensa pressione speculativa. Le costruzioni illegali, spesso realizzate senza alcun rispetto per l’ambiente, danneggiano gravemente l’ecosistema e compromettono il delicato equilibrio delle zone costiere.
L’abusivismo edilizio rappresenta una minaccia non solo per l’ambiente naturale, ma anche per il tessuto sociale ed economico della regione. Il deturpamento delle coste calabresi priva la popolazione di una risorsa preziosa, fondamentale per l’economia turistica, ed ostacola ogni prospettiva di sviluppo sostenibile. Inoltre, la cementificazione selvaggia aumenta il rischio di dissesto idrogeologico, con potenziali conseguenze catastrofiche in un territorio già fragile.
La situazione diventa ancora più preoccupante quando si analizzano i dati relativi all’inquinamento marino. Con 828 reati accertati, la Calabria si colloca al terzo posto a livello nazionale per inquinamento del mare. Il mare calabrese, che rappresenta una delle risorse naturali più importanti e affascinanti della regione, è messo a dura prova dall’inadeguata gestione delle acque reflue e dalla carenza di impianti di depurazione funzionanti. L’inchiesta “Scirocco” ha rivelato gravi problematiche nei depuratori, compromettendo la qualità delle acque e l’ambiente marino.
A questa emergenza si aggiunge il fenomeno della pesca illegale, che vede la Calabria al quarto posto nazionale con 336 reati e 461 illeciti amministrativi. La pesca incontrollata e al di fuori delle regole non solo danneggia l’ecosistema marino, ma compromette anche le attività economiche legate al settore ittico, minacciando la sostenibilità della pesca e la sopravvivenza delle specie marine.
La presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta, ha sottolineato come i dati del report richiedano un’immediata inversione di rotta. “I dati del report “Mare Monstrum” sono impietosi e ci dimostrano che, soprattutto riguardo al ciclo illegale del cemento ed alla mala depurazione, occorre agire rapidamente”, ha affermato Parretta. Le sue parole evidenziano un problema sistemico che riguarda la gestione delle coste e delle risorse naturali della Calabria.
La depurazione inefficace delle acque reflue è un ulteriore fattore che mette in pericolo l’ambiente e la salute della popolazione. Decine di depuratori sono risultati inadeguati, come rivelato dalle cronache giudiziarie e confermato dalle attività di monitoraggio di Legambiente. Queste carenze, se non affrontate, rischiano di avere conseguenze devastanti per l’ambiente marino e costiero, compromettendo irreparabilmente l’ecosistema.
Di fronte ad una tale emergenza ambientale, è evidente che non basta un’azione frammentaria o occasionale. È necessaria una presa di coscienza profonda e collettiva, che coinvolga cittadini, amministrazioni locali ed istituzioni nazionali. Attraverso un impegno comune sarà possibile fermare le speculazioni e le illegalità che stanno erodendo il territorio e minacciando la sostenibilità del mare e delle coste.
Le coste della Calabria rappresentano non solo una risorsa naturale di inestimabile valore, ma anche un volano economico per la regione, soprattutto in termini di turismo e pesca sostenibile. Salvaguardarle significa proteggere l’identità stessa della Calabria e garantire un futuro più sostenibile per le generazioni a venire.
Il report di Legambiente Calabria dipinge un quadro desolante ma allo stesso tempo offre uno stimolo potente a cambiare rotta. L’ambiente costiero calabrese, se protetto e gestito con attenzione, può tornare ad essere una risorsa di grande valore. Tuttavia, questo richiede una lotta determinata contro l’illegalità, il rispetto delle leggi e l’adozione di pratiche di gestione sostenibile.
La difesa del mare e delle coste deve diventare una priorità assoluta, non solo per le istituzioni ma anche per i cittadini. È solo attraverso una coscienza ambientale diffusa che si potrà garantire la protezione di questo straordinario patrimonio naturale e preservare la bellezza e la ricchezza delle coste calabresi per il futuro.
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