ASSOLTI PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE:

Ieri l’altro 10/01/2013 il Giudice preposto ha assolto con formula piena il dottor Angelo Mingrone perché il fatto non sussiste. Stessa decisione era stata presa nei confronti della dottoressa Fernanda Pignataro lo scorso 10 maggio 2012. Sebbene le decisioni siano arrivate in tempi diversi, esse si riferiscono allo stesso procedimento giudiziario che vedeva convolti nel ruolo di imputati i due sanitari dell’Ospedale di Cariati, in relazione al caso del ristoratore P. C. morto di morte improvvisa il 31 luglio del 2006, dopo che la sera precedente era stato visitato presso il PS dell’Ospedale di Cariati dal Medico di Guardia, la dottoressa Pignataro, e dal dottor Angelo Mingrone, cardiologo reperibile chiamato in consulenza. All’indomani del decesso del Ristoratore, i familiari sporsero denuncia nei confronti dei sanitari che lo ebbero in cura ipotizzando responsabilità nella valutazione del paziente, e in particolare che egli fosse morto a causa di un Infarto miocardico non riconosciuto. Come molti ricorderanno, Il caso suscitò molto clamore tra la gente perché il P. era persona giovane, in condizioni di buona salute, e nessuno avrebbe mai potuto immaginare per lui un tale tragico epilogo. Altrettanto sgomento suscitò nei sanitari che lo avevano valutato il giorno precedente, cioè il sottoscritto e il medico di guardia, perché comprendevamo il dolore e l’angoscia dei familiari, ma anche perché ritenevamo di aver operato nel modo giusto, seguendo con scrupolo le linee guida previste per la valutazione di pazienti affetti da dolore toracico, non riuscendo perciò a spiegarci le cause del decesso. Il processo in questione è andato avanti per quasi sei anni e mezzo, nel corso dei quali la posizione dei due sanitari è stata vagliata in tutti i modi possibili ed immaginabili, con numerose perizie mediche che hanno preso in considerazione ogni aspetto della vicenda giudiziaria e delle possibili cause del decesso, ed è passato anche attraverso due richieste di archiviazione per entrambi i sanitari, una richiesta di assoluzione per la dottoressa Pignataro, e due per il sottoscritto. Alla fine è stato riconosciuto che i sanitari operarono in modo corretto la sera del 30 luglio 2006 e che il decesso del P.C. non è imputabile in alcun modo a loro colpe. Ancora una volta io e la dottoressa Pignataro vogliamo esprimere i nostri sentimenti di comprensione e partecipazione verso i familiari per la tragica scomparsa del loro congiunto. Sentiamo però altresì il bisogno, dopo tanti anni in cui (per usare un eufemismo) essa è stata messa in discussione, di riaffermare con forza la nostra dignità professionale, e di poter dire che tutte le accuse che ci sono state rivolte, non erano in alcun modo giustificate. Vorrei ricordare brevemente che nel corso di questi anni sono comparsi più volte articoli sui giornali, e fatte conferenze stampa che troppo precipitosamente hanno sposato facili quanto assai improbabili tesi accusatorie che poi, alla prova dei fatti, si sono rivelate assolutamente infondate. Non solo la correttezza del comportamento dei sanitari è stata messa in discussione, ma, è parso a molti, anche l’adeguatezza e l’accuratezza delle cure prestate presso l’Ospedale di Cariati, dove per tanti anni sia io sia la dottoressa Pignataro, abbiamo lavorato, e continuiamo a lavorare orgogliosi di lavorarvi, e dove i tanti bravi sanitari che vi operano hanno contribuito in maniera determinante a salvare tante vite umane. Per ultimo, vorrei dire, e questo a titolo puramente personale, che, in relazione a questa vicenda, sono stato colpito profondamente da alcuni fatti che si sono verificati all’indomani del 30 luglio 2006, quando per fare solo un esempio, potei notare un improvviso cambiamento di atteggiamento nei miei confronti da parte di persone che ritenevo fossero miei amici, e che si voltavano dall’altra parte nel momento in cui le incontravi, o nel momento in cui cercavi di rapportarti con loro. La sensazione era quella di essere affetto da qualche strana malattia contagiosa. Assicuro tutti che non è stata affatto una sensazione piacevole. E credo di aver sofferto poche volte in vita mia come quando ho notato lo smarrimento negli occhi di miei congiunti, e di mia figlia in particolare, nel momento in cui vide i carabinieri bussare, all’una di notte, al cancello di casa mia, per notificarmi che era in corso un procedimento giudiziario nei miei confronti. Ieri mia figlia finalmente sorrideva, sollevata per la fine di un lunghissimo incubo, orgogliosa del proprio papà e desiderosa di diventare un bravo medico come lui, non sapendo, ella, che avendo molte qualità, potrà fare anche meglio del genitore. (Angelo Mingrone)

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