LA NOSTRA COSTITUZIONE E LA SCUOLA

La Costituzione della Repubblica italiana è un po’ come certi libri, o certi film, di cui tutti hanno sentito parlare e di cui ci si sente in dovere di dire che sono bellissimi, interessantissimi e imperdibili, salvo il fatto che, in realtà, ad averli letti o visti sono pochissimi.

Quando va bene, della nostra Costituzione la persona normale conosce vagamente l’incipit del primo articolo: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Poi, buio completo. E sì che da più parti si sente dire che è la più bella del mondo. E Roberto Benigni, con una lettura della Costituzione, una sera, in TV, ha fatto ascolti elevatissimi: dunque, non è che l’argomento sia poi così ostico. Infatti è scritta in un linguaggio piano e lineare, senza paroloni né astruserie, addirittura elegante e piacevole: chiunque abbia una normale consuetudine con la lettura è in grado di comprenderne la struttura e i contenuti.

E che contenuti! Ha fatto suoi principî già inseriti nello Statuto Albertino (la prima Costituzione concessa dal re Carlo Alberto di Piemonte, che le deve il nome), che a sua volta riprendeva molti concetti, addirittura, dalla Déclaration des droits de l’homme, il più bel frutto della Rivoluzione Francese. Ma non si è limitata, quei principî, a riprenderli: li ha approfonditi, li ha arricchiti e li ha integrati, anche alla luce delle esperienze tristissime che il mondo e soprattutto l’Italia aveva vissuto durante la prima metà del XX Secolo: le guerre, la dittatura, la negazione dei diritti, le leggi razziali.

I Costituenti, in uno sforzo incredibile di unità, invece di irrigidirsi nelle loro posizioni ideologiche hanno saputo superare, facendone anzi tesoro, le differenze che pure li separavano in cattolici, monarchici, repubblicani, socialisti e comunisti, progressisti e conservatori, per redigere un testo che fosse davvero la base delle norme di convivenza fra gli italiani: norme valide per tutti, perché superiori agli interessi di questa o di quella parte.

In più, la nostra Carta costituzionale indica gli scopi, gli obiettivi verso i quali la comunità nazionale deve tendere: vera parità fra tutti nei diritti e nei doveri, superamento delle difficoltà e delle differenze, diffusione della cultura, difesa del paesaggio.

Ma manca una cosa, secondo me. Forse per eccesso di fiducia, in quel momento che vedeva il Paese teso nello sforzo di ricostruirsi, fisicamente, socialmente e moralmente, i Padri costituenti non hanno pensato di inserire, nella Carta, una norma che della Carta stessa imponesse lo studio a tutti gli italiani, fin dai primi anni di scuola. Forse non ci hanno pensato, forse hanno dato per scontato che questo sarebbe accaduto.

Purtroppo non è andata così. Ricordo che alle scuole medie, nei lontani primi anni ’60 dello scorso secolo in cui le frequentavo, era previsto lo studio dell’Educazione Civica. Sarebbe già stato qualcosa se, oltre a imporre l’acquisto del libro, poi ci fosse stato davvero uno studio della materia che, se ricordo bene, qualche sia pur vago accenno alla Costituzione lo conteneva.

In realtà, il libro di Educazione Civica restava il più intonso, insieme a quello di Religione: al di là di qualche svogliato accenno da parte dell’insegnante di Lettere, non ricordo che sulla materia ci sia mai stato un qualsiasi approfondimento. In seguito, per quanto a mia conoscenza, l’Educazione Civica è scomparsa del tutto dai programmi scolastici. Una cosa assurda.

Questa materia, con specifici approfondimenti sulla Costituzione, dovrebbe non solo essere presente nei programmi ma farne parte in modo determinante: dovrebbe essere oggetto di interrogazione obbligatoria in tutti gli esami e motivo di bocciatura in caso di inadeguata conoscenza da parte degli studenti. Questo permetterebbe di creare degli elettori, e prima ancora dei cittadini, consapevoli davvero di ciò che significa essere membri di una società; capaci – o almeno più capaci – di scegliere, quando è il momento di farlo, non in base al fascino personale del leader di turno, e delle sue promesse e minacce più o meno mirabolanti, ma paragonando ciò che dice con la cartina del tornasole del dettato costituzionale. Lo studio della Costituzione ci renderebbe cittadini maturi, difficili da raggirare e imbonire.

Mi viene in mente, dopo aver scritto la frase precedente, un sospetto maligno e fastidioso. Il sospetto che proprio per questo, forse, nei programmi scolastici non solo non si parla di Costituzione, ma ci si guarda bene dal reinserire la vecchia Educazione Civica.

Giuseppe Riccardo Festa

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