OLIMPIADI E ALTRE ARMI DI DISTRAZIONE DI MASSA

Tutto normale.

I poli si sciolgono, i mari salgono, i deserti avanzano, di tanto in tanto piovono bombe d’acqua e chicchi di grandine grossi come palle da baseball.

Russia e Ucraina continuano a mandare al macello la loro meglio gioventù (o la peggio, se è vero che arruolano la gente nelle carceri). Maduro si attribuisce la vittoria alle elezioni farlocche in Venezuela e scatena una repressione spietata contro le opposizioni. Netanyahu continua a far finta di negoziare per il cessate il fuoco a Gaza e continua a far finta di preoccuparsi per gli ostaggi in mano ad Hamas e intanto, avvinghiato alla sua poltrona, fa fuori qua e là qualche esponente della guerriglia palestinese, infischiandosene dell’ondata di antisemitismo che sta provocando in tutto il mondo, tanto per lui quello che conta è il suo potere personale. Gli ayatollah iraniani tuonano contro Israele ma intanto si dimostrano incapaci di garantire la sicurezza ai terroristi che ospitano, Hezbollah fa piovere missili sul nord di Israele e Israele bombarda il sud del Libano. Non pochi analisti intravedono la probabilità che i conflitti in corso provochino a breve un conflitto mondiale.

Intanto in Italia c’è una triste scia di suicidi in carcere di poveri disgraziati accatastati in celle anguste e soffocanti, alla quale la politica al governo risponde eliminando buona parte dei reati ascrivibili ai pezzi grossi e facendo l’offesa perché la magistratura si ostina a perseguire corrotti e corruttori (che però se ne stanno freschi e comodi ai domiciliari) ma trasformando di nuovo in reato la coltivazione e il commercio di cannabis light, così preparando il terreno a un ulteriore affollamento delle carceri, ma tanto i pusher sono poveracci, poco male se poi s’impiccano in cella.

Insomma, tutto normale.

Lo dimostra il fatto che, di fronte a tante tragedie umane e naturali, il problema che assilla la politica – italiana ma non solo – è quel che accade a Parigi dal giorno dell’inizio delle Olimpiadi.

Prima ci si è scagliati contro la cerimonia di inaugurazione, oggetto di grida, strali, anatemi ed alti lai da parte di presidenti (anche musulmani), ex presidenti, ministri, sottosegretari, vescovi, cardinali, sottopancia, generalivannacci, tuttologi ed esperti-di-tutto-e-di-più per via di un presunto sacrilegio ai danni dell’Ultima Cena, che in realtà tale non era ma quando si vuole esibire la propria ignoranza tutto fa brodo, e – modestia a parte – manco il ministro Sangiuliano, che pure in materia è il più esperto di tutti, sa esibire la propria ignoranza come certi altri ministri, sottosegretari, sottopancia e generalivannacci.

Intendiamoci: la cerimonia non è stata un capolavoro di eleganza, stile e sobrietà, tutt’altro. Chiassosa, dispersiva, eccessiva e di gusto molto discutibile, nel nome della libertà ha insistito in modo stucchevole su uno specifico aspetto della medesima, quello sessuale, pur se la Francia ha in materia nobilissime tradizioni che avrebbero meritato un tantino di attenzione in più.

Poi c’è stato il caso della pugile algerina, colpevole di essere troppo forte e perciò presa di mira da presidenti, ex presidenti, ministri, sottosegretari, vescovi, cardinali, sottopancia, generalivannacci, tuttologi ed esperti di tutto e di più, inclusi molti endocrinologi da marciapiede (gli stessi, presumo, che durante la pandemia del Covid erano virologi. Sempre, comunque, da marciapiede) i quali l’hanno sottoposta a un micidiale quanto sguaiato assalto a suon di insulti e accuse di transessualità ed hanno coperto di coccole e tenerezze la sua avversaria italiana che ha dato forfait dopo pochi secondi, in lacrime perché era stata colpita da alcuni pugni: una cosa assurda, che diamine, manco si stesse disputando un incontro di boxe.

A questo riguardo si è fatta notare in particolare la nostra presidente del Consiglio, oramai notoriamente una consolatrice degli afflitti. Ella infatti, che qualche settimana fa ha accolto in patria con tutti gli onori un condannato per omicidio negli USA, ora si è affrettata a consolare la citata pugile nostrana, che peraltro non è nuova ad abbandoni del ring quando le sue avversarie insistono a prenderla a pugni.

Noto, a proposito della nostra presidente del Consiglio, che la medesima non ama le sentenze delle magistrature, che siano nostrane o d’oltreoceano. Ella infatti, dopo aver trattato da innocente quel condannato per omicidio, ora sulla strage di Bologna, di cui è appena ricorso il quarantaquattresimo anniversario, ha affermato che “le sentenze la attribuiscono a neofascisti”: in altri termini, secondo lei, si tratta di un’interpretazione, non di fatti acclarati. Questa sua lettura è stata poi confermata dal deputato del suo partito Federico Mollicone, secondo il quale le sentenze su Bologna sono state orchestrate per (cito) “accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e persino l’Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana”. Chissà, allora, perché la presidente del Consiglio s’indigna se il presidente dell’Associazione delle Vittime richiama il legame fra l’attuale destra di governo e quella destra eversiva?

Insomma, tutto normale.

Ora non resta che aspettare il prossimo motivo vero o presunto – arbitraggio iniquo e anti-italiano? Bacio lesbico di una campionessa alla sua fidanzata? Un’atleta vergognosamente sportiva, felice anche se non ha vinto nulla? – utile a suscitare chiacchiericcio, indignazione, dibattiti, anatemi e chi più ne ha più ne metta.

Sono questi i problemi all’ordine del giorno. Delle cose serie, al solito, la politica se ne occuperà – forse – un’altra volta.

Giuseppe Riccardo Festa

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