Terravecchia e il suo imponente olmo secolare

L’esemplare è indicato nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia

Chi conosce Terravecchia non può non sapere della plurisecolare storia del suo maestoso Olmo. Un racconto importante che è facilmente recuperabile in rete e che in sintesi provo a riassumere.

Nel 1799 durante il periodo della storica Repubblica Napoletana in molte piazze dei  territori della penisola, che avevano aderito alle idee illuministiche del periodo contro la monarchia borbonica, vennero piantumati gli alberi della libertà, simbolo di una rinascita civile delle popolazioni.

L’esercito vaticano riportò successivamente l’ordine, restituendo, altresì, il dominio del Regno di Napoli a Ferdinando IV di Borbone. E, allora, nei Comuni che si erano ribellati vennero arrestati i capi della rivoluzione, incendiando o rasando al suolo gli alberi della libertà.

Solo alcuni di queste piante sono rimaste al loro posto e precisamente a Squillace, Montepaone e nel Comune di Terravecchia. Quello del piccolo paese collinare, del basso ionio cosentino che si presenta in bella mostra in piazza del Popolo, è un olmo che ha raggiunto il prestigioso traguardo di oltre 220 anni ed il cui tronco ha un diametro di 80 cm, mentre la chioma si estende per circa 15 metri.

L’esemplare è indicato nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia, ai sensi della legge 14 gennaio 2013. Il documento è suddiviso per Regioni, Province e Comuni. Ricordarlo per me e e i terravecchiesi è motivo di forte orgoglio. Insomma, valorizzare e promuovere l’identità storica e naturalistica racchiusa in questo straordinario e secolare pianta, le cui radici parlano di Terravecchia, può rappresentare un buon inizio di riflessione. 

Creare un percorso, ad esempio, che conduce da Cariati, e dai paesi limitrofi, a tale alberatura con cartelli e totem informativi, che offrano indicazioni ed elementi di orientamento, è una piccola idea per rendere tale monumento naturale: luogo aperto allo sguardo dei cittadini e visitatori per farlo apprezzare.

Nicola Campoli

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