SALVATAGGIO IN MARE AL LARGO DI CROTONE: 130 VITE STRAPPATE ALLE ONDE

L'arrivo dei migranti al porto di Crotone

Antonio Loiacono

“Abbiamo visto la morte in faccia!” Le parole di Amir, un giovane afghano, racchiudono l’orrore vissuto dai 130 migranti salvati ieri dalla Guardia Costiera italiana al largo di Crotone. Erano partiti dalla Turchia il 30 gennaio, stipati su un vecchio peschereccio spinto dalle onde e dalla disperazione. Poi il motore ha ceduto, il mare si è alzato e l’acqua ha cominciato ad entrare nella stiva. Con un telefono satellitare, uno di loro è riuscito a lanciare un SOS. Da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo. Le condizioni del mare erano proibitive: onde alte sei metri, vento a 45 nodi. Quando i soccorsi sono arrivati, qualcuno a bordo si era già arreso: si tenevano stretti uno all’altro, pregavano!

I militari della Guardia Costiera hanno dovuto lottare con la furia del mare per avvicinarsi all’imbarcazione in avaria. Hanno fatto l’impossibile per tirarli su, uno per uno. Dopo ore di sforzi, i migranti sono stati trasbordati e portati al sicuro. Ma la tempesta non ha reso il viaggio facile: ci sono volute sette ore per raggiungere la terraferma, mentre i naufraghi, infreddoliti ed in stato di shock, cercavano di scaldarsi sotto coperte bagnate.

Tra i salvati ci sono 27 donne e 30 minori, sei dei quali non accompagnati. Una di loro, 14 anni, afghana, non ha più famiglia: la guerra gliel’ha portata via. “Ho paura”, sussurra stringendo un pezzo di stoffa che apparteneva a sua madre. Ma quando le chiedono se è felice di essere viva, annuisce con gli occhi pieni di lacrime. 

A Crotone, ad aspettarli, ci sono volontari della Croce Rossa, della Misericordia e della Protezione Civile. Li accolgono con coperte asciutte, tè caldo e parole gentili. Alcuni migranti tremano ancora per il freddo e la paura. Ma sono vivi! Una di loro, incinta al settimo mese, è stata immediatamente trasportata in ospedale. 

La Prefettura ha coordinato le procedure di identificazione, mentre gli operatori sanitari hanno fornito cure immediate. Dopo i primi soccorsi, i migranti sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, dove inizierà per loro un nuovo capitolo, forse più sicuro, ma non privo di incertezze.

Questo salvataggio è solo l’ennesimo capitolo di un dramma che si ripete senza sosta nel Mediterraneo. Ogni onda racconta una storia di speranza e disperazione, ogni barca che affonda porta con sé sogni infranti.

La Guardia Costiera ha dimostrato ancora una volta professionalità e coraggio, ma resta il quesito: fino a quando il Mediterraneo dovrà essere un cimitero? Mentre l’Europa discute politiche e confini, uomini, donne e bambini continuano a rischiare la vita per un futuro che, spesso, sembra ancora troppo lontano.

Nel frattempo, a Crotone, la comunità si stringe attorno ai sopravvissuti. Perché dietro ogni numero, c’è un volto e dietro ogni volto, una storia che merita di essere raccontata.

 

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