MONDIALI. “O ROI” SCHIANTA LA POLONIA, GLI INVENTORI DEL CALCIO SUL VELLUTO COL SENEGAL.

di Marco Toccafondi Barni


Francia – Polonia = 3 – 1 (44° O. Giroud, 74° e 90° + 1° K. Mbappé, 90° + 9° R. Lewandowski -R-)

– C’è un marziano in Qatar, lo conosciamo tutti, il suo nome è Kylian Mbappé. “O Roi” spazza via una Polonia  che  è comunque capace di reggere l’onda Blues per quasi un tempo, creando persino una palla gol ghiottissima, sprecata da  Zielinski e sulla ribattuta di Lloris salvata sulla linea di porta da Varane. Ma a parte questo e anche al fatto che la Francia aveva sbagliato un’ occasione colossale con Giroud, è un assolo del nuovo Dio del calcio moderno, il fenomeno del Psg. Quel calciatore che pare un centometrista, il Bolt col pallone al piede. In una parola ? Mbappé. Il nuovo re è già nato. A Parigi.

Allo scadere dei primi 45 minuti è proprio lui a inventare un assist bellissimo per Olivier Giroud, che con una girata altrettanto bella porta in vantaggio una Francia preoccupata dal fatto di aver rischiato qualcosa con tutta un’ altra Polonia rispetto alla gara con l’ Argentina.

Intendiamoci, il dominio dei transalpini è netto fin dall’ inizio però la Polonia riesce non soltanto a contenere i campioni del mondo, ma persino a rendersi pericolosa in avanti. Almeno qualche volta.

Tuttavia, come già scritto spesso in questa rubrica giornaliera, ai Mondiali scendono in campo i campioni, quelli  veri, oggi nessuno lo è più di Mbappé. Quando decide di fare da solo nessuno lo puo’ fermare, non si ferma il vento. E allora appena il fenomeno dei fenomeni decide di dare spettacolo non ce n’è per nessuno e i francesi dilagano, mentre la Polonia cede inchinandosi al nuovo Dio del calcio. I suoi gol sono due botte micidiali che fulminano Szczesny, lo lasciano senza scampo, fanno quasi apparire il miglior portiere del Mondiale come uno qualunque. Succede, quando scendono in campo i predestinati.

Finisce 3 – 1, con un altro curioso siparietto in zona Cesarini che punisce i francesi proprio come contro la Tunisia, gol della bandiera segnato da Robert Lewandowski che tira due volte un calcio di rigore. Buono il secondo.

Come era facile prevedere i Bleus vanno ai quarti, dove incontreranno una vecchia conoscenza: l’ Inghilterra.

Inghilterra – Senegal = 3 – 0 (38° J. Henderson, 45° + 3° H. Kane, 57° B. Saka)

– La partita tra la nazionale dei leoni della Teranga e quella dei 3 leoni finisce nettamente a favore di quest’ ultimi.

Sì, ovvio, era lecito attendersi la vittoria degli inglesi sul Senegal, ma non così netta, perché  per quasi 45 minuti nulla è troppo scontato e domina un equilibrio denso di timori. Anzi, in avvio gli inglesi rischiano parecchio, in almeno 3 occasioni. Se ci fosse stato la stella Manè chissà come sarebbe andata ?

Tuttavia, ancora una volta ha la meglio la logica di ogni Mondiale: la qualità e i campioni vengono fuori e al Senegal manca la stella più luminosa. L’ Inghilterra strapazza i campioni d’ Africa, tifosi molto delusi sugli spalti. Per 40 minuti i senegalesi fanno molta attenzione e creano addirittura di più, ma alla prima vera occasione da rete gli inglesi la mettono con  Henderson. I ragazzi di Cissè accusano il colpo, soprattutto a livello psicologico, infatti si disuniscono e subiscono immediatamente il micidiale “uno-due”. Dopo pochi minuti raddoppia l’uomo forse più atteso e rappresentativo: Harry Kane. Si va al riposo sul 2 -0.  La ripresa inizia col doppio vantaggio “Made in England” e per la “Banda Cissè” non è facile rimontare una delle nazionali più forti del torneo e candidata di diritto alla vittoria finale.

Infatti non lo fanno, anzi, è l’ Inghilterra che, dopo una dozzina di minuti, va  ancora in gol con Saka. E’ il 3-0, definitivo, adesso ai quarti una partita che non fa la storia, è la storia. In ogni senso. Sarà Francia – Inghilterra. Ripeto, Francia e Inghilterra, praticamente la storia dell’ umanità e dell’ Europa, altro che solo calcio. C’è tutto:  rivoluzione francese, industriale, illuminismo, Marx e Engels, il calcio e il rugby, imperi e re, Papi e guerre. Insomma, ogni cosa in 90 minuti, per la semifinale.

 

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