La Bolletta Idrica: Tra Aumenti e Dispersione, la Situazione in Calabria

»Antonio Loiacono

I dati forniti dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) sottolineano una tendenza interessante: mentre in Europa l’estrazione di acqua è diminuita del 19% dal 1990, l’Italia si mantiene come uno dei principali paesi dell’Unione Europea per il prelievo di acqua dolce destinata all’uso potabile. Questo dato, che posiziona l’Italia al secondo posto dopo la Grecia, mette in luce l’importanza strategica dell’acqua come risorsa vitale per la popolazione italiana.

Tuttavia, nonostante le elevate quantità di acqua prelevate, emerge un problema significativo: la dispersione idrica! Lo studio dell’Eea, incrociato con i dati Istat e elaborati da Openpolis, evidenzia una discrepanza tra l’acqua immessa nelle reti e quella effettivamente erogata e utilizzata. Questa discrepanza è attribuita a una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche in Italia, che ha causato una forte dispersione di acqua nel sistema idrico.

La dispersione idrica rappresenta uno dei principali problemi affrontati nel settore idrico a livello mondiale: solo il 51% dell’acqua immessa nella rete viene effettivamente erogata agli utenti finali. Questo fenomeno, che comporta la perdita di considerevoli quantità di acqua durante il suo trasporto e distribuzione, è una sfida complessa che richiede un’analisi approfondita delle sue cause e delle relative soluzioni.

Una delle principali cause della dispersione idrica è l’invecchiamento e il deterioramento delle infrastrutture atte allo scopo. Molte reti idriche in tutto il mondo sono state costruite decenni fa e necessitano di manutenzione e modernizzazione per prevenire perdite e guasti. Le perdite possono derivare da rotture nelle condutture, giunture difettose o corrosione delle tubature, che possono causare fuoriuscite di acqua non rilevate e quindi perdite non controllate.

Altre cause della dispersione idrica includono una gestione inefficace delle reti idriche da parte delle autorità competenti. Un monitoraggio inadeguato delle reti idriche e dei consumi, insieme a una mancanza di sistemi di rilevamento delle perdite, può contribuire all’incremento della dispersione. Inoltre, politiche tariffarie inadeguate o mancanza di incentivi economici per ridurre le perdite possono scoraggiare gli investimenti necessari per migliorare l’efficienza del sistema idrico.

Le condizioni climatiche estreme e i fenomeni naturali possono anch’essi influenzare la dispersione idrica. Piogge abbondanti, alluvioni o terremoti possono danneggiare le infrastrutture esistenti, aumentando il rischio di perdite e guasti. Inoltre, l’eccessiva estrazione di acqua dalle falde acquifere può portare a un abbassamento del livello delle acque sotterranee, rendendo più vulnerabili le infrastrutture idriche esistenti.

Le spese per l’acqua, poi, continuano a rappresentare un onere significativo per le famiglie italiane, come confermato dai dati emersi dal XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, presentato nell’ambito dell’evento “Cara acqua, una risorsa da risparmiare e tutelare”. La cifra media, spesa per la bolletta idrica da una famiglia calabrese nel 2023, è stata di 349 euro; inferiore alla media nazionale di 478 euro, ma comunque soggetta a un aumento del 4% rispetto all’anno precedente e del 17,7% negli ultimi 5 anni.

L’aumento delle tariffe idriche è un fenomeno diffuso, con più di due terzi dei capoluoghi di provincia italiani che registrano incrementi, tra cui spicca Vibo Valentia con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Le differenze tariffarie tra i capoluoghi di provincia della stessa regione sono spesso notevoli, come evidenziato dalle variazioni tra i 449 euro di Crotone e i 184 euro di Cosenza in Calabria.

Il rapporto ha analizzato anche il consumo idrico medio delle famiglie, rilevando che un abbassamento del consumo annuo da 182 a 150 metri cubi potrebbe generare un risparmio medio di 101 euro all’anno per famiglia. Tuttavia, emerge che i cittadini sono poco consapevoli del proprio livello di consumo, con una percezione media di utilizzo di soli 62 litri d’acqua al giorno, molto al di sotto dei 215 litri indicati dall’Istat. Inoltre, la maggioranza dei cittadini non è a conoscenza dei bonus sociali o integrativi offerti dai comuni, e la maggior parte vorrebbe informazioni sull’impronta idrica dei prodotti che acquista per fare scelte più responsabili.

Risulta anche che la dispersione idrica è un problema diffuso, con una media del 36,2% nei capoluoghi di provincia e del 42,2% a livello nazionale. In Calabria, la media di dispersione tra i cinque capoluoghi varia dal 31,1% di Cosenza al 50,9% di Vibo Valentia. Nonostante oltre il 90% dei cittadini si dichiari attento a non sprecare acqua, circa la metà non beve regolarmente acqua di rubinetto e solo la metà ha utilizzato le cosiddette Case dell’acqua messe a disposizione dai Comuni.

Affrontare efficacemente il problema della dispersione idrica richiede un approccio integrato e collaborativo da parte di governi, autorità locali, operatori del settore idrico e comunità. È fondamentale investire nella manutenzione e modernizzazione delle infrastrutture idriche esistenti, implementare tecnologie innovative per il monitoraggio e la rilevazione delle perdite, e promuovere politiche tariffarie e incentivi economici che favoriscano la riduzione delle perdite.

Inoltre, è essenziale sensibilizzare e coinvolgere attivamente la comunità nella gestione sostenibile delle risorse idriche, promuovendo pratiche di utilizzo responsabile dell’acqua e incoraggiando l’adozione di tecnologie e comportamenti più efficienti.

In soldoni, i dati presentati evidenziano la necessità di affrontare con urgenza le questioni legate alla gestione delle risorse idriche e alle tariffe idriche, garantendo una maggiore trasparenza, efficienza e sostenibilità nel settore idrico in Italia. Solo così sarà possibile garantire un accesso equo e sicuro all’acqua per tutti i cittadini e ridurre, al contempo, gli sprechi e le perdite di questa preziosa risorsa e garantire una gestione sostenibile e responsabile delle risorse idriche per le generazioni future.

 

 

 

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