Il Nostro paese, fa felice, in maniera inversa, una parte di persone, ma ne scontenta tante altre.

E’ il secondo anno che mi servo del trasporto su gomma, con partenza da Napoli, per raggiungere Cariati nei fine settimana estivi. Per molti anni ho utilizzato i mezzi su rotaia che preferisco, ma era diventata una vera odissea. Ho dovuto mio malgrado rinunciare. D’altronde, il tratto ferroviario nella parte finale della tratta non é elettrificato e, pertanto, i tempi inevitabilmente si allungavano. Da qui, la scelta del bus che impiega, per arrivare alle località della costa ionica, poco più di cinque ore. Incontro ogni settimana persone diverse. Qualche volta anche le stesse con le quali ormai si é instaurato un bel legame. A me, curioso dei contatti umani, é una grande occasione per capire usi, costumi, abitudini, storie e sensazioni delle persone del posto e non solo. Premetto, non sono assolutamente solo turisti. Anzi, nei mesi di giugno, luglio e settembre ben pochi. E la notizia la dice lunga. La cosa che più mi ha colpito sono i tanti giovani. Poco più che maggiorenni che studiano al nord o stanno provando a trovare con difficoltà qualche sbocco lavorativo. Giovani con tanto buon senso, educati e desiderosi di affermarsi per non gravare più economicamente sui propri genitori. Combattivi e speranzosi. Rabbiosi e nostalgici dei loro paesi d’origine che non vedono cambiare, offrendo agli stessi la possibilità di restare in loco, in modo da esprimere le loro capacità a servizio delle comunità che gli hanno dato i natali. Le loro storie sono diverse e tutte molto colorate. Non accettano di buon grado il loro sradicamento sociale. L’allontanarsi dagli affetti familiari e dai loro costumi. Dal rinunciare a quei valori che solo la continuità di vita in un posto possono darti. Mi ha meravigliato tanto, ed é comune a molti, che, laddove trovassero la fortuna di incamminarsi lungo una strada certa, mai più torneranno indietro. La sensazione che ce l’hanno molto con un Sud che li ha costretti a scappare, quasi a farcela pagare in termini di impoverimento strutturale del capitale sociale. A tutto ciò, fanno da contraltare le tantissime persone di colore, uomini e donne, che raggiungono il profondo Sud, perché lo trovano confacente alle loro possibilità economiche attuali. Molti di questi hanno aperto micro attività commerciali legali. Raggiungono a seconda dei casi settimanalmente, Napoli o Roma, per acquistare i prodotti, per poi rivederli nei loro piccoli esercizi commerciali. Persone che al Sud hanno trovato una loro dimensione. Si sono radicati, piano piano, nelle comunità locali. Si sono fatti raggiungere dai loro familiari, dopo anni di lavoro precario, come quello di ambulantato illegale. Oggi sono soddisfatti. Sono orgogliosi dei sacrifici fatti per il passato. Riscontro, purtroppo, ogni settimana un fenomeno strano: un cosiddetto spopolamento al contrario. Ragazzi che lasciano il Sud, perché non risponde ai loro sogni e ambizioni. Al cospetto, di persone extracomunitarie di mezza età cui, invece, la realtà delle nostre regioni meridionali si addice, rispetto ai loro paesi d’origine, dove é ancora molto difficile, trovare un equilibrio economico per mettere su famiglia. Inconsapevole, quindi, sono testimone, più di quanto pensassi e mai avrei potuto immaginare, di un paese, la nostra Italia, che fa felice, in maniera inversa, una parte di persone, ma ne scontenta tante altre. La tristezza é che all’orizzonte non si vede alcuna soluzione, in particolare per le nuove generazioni che si susseguono da decenni in tale antipatica consuetudine. Nicola Campoli – Napoli

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