
Nell’Iliade è il Fato, un’entità misteriosa e onnipotente alla quale soggiacciono non solo i miseri e meschini esseri umani, ma perfino gli dèi. Zeus vorrebbe salvare la vita di Sarpedonte, incalzato da Patroclo; ma Era gli ricorda che il Fato ha deciso che quel suo figlio (di Zeus) deve morire. E il presunto onnipotente re degli dèi si rassegna a un potere più forte del suo.
Poi, si sa, il tempo passa, le mode cambiano, cambiano anche le religioni. E così ora – superato anche il Grande Vecchio che s’invocava durante gli anni del terrorismo, quando dopo ogni attentato tutti ripetevano il mantra: cui prodest?, a chi giova? – così, dicevo, il posto del Fato ora l’hanno preso i Poteri Forti.
Misteriose e sfuggenti entità, gli onnipotenti e onnipresenti Poteri Forti guatano maligni e ghignanti chiunque occupi una posizione di potere, meglio se traballante, e s’ingegnano di fare sgambetti, rivelare magagne, scoprire altarini, e alla fine provocare rovinose cadute.
I Poteri Forti non guardano in faccia nessuno: per vent’anni sono stati la spina nel fianco di Silvio Berlusconi, che ad essi imputava tutti i suoi guai. Guai, diceva il Nostro, dovuti alla loro invidia malevola. Quei Poteri egli li definiva, oltre che Forti, anche Comunisti.
Ma, comunisti o no, essi non omisero di far incespicare anche gli effimeri governi di Romano Prodi e poi quello di Enrico Letta: tanto da far presumere, a quest’ultimo riguardo, che demiurgo, ossia intermediario dei Poteri Forti fosse, almeno nella specifica circostanza, Matteo Renzi. Presunzione da quest’ultimo smentita in quanto, a suo dire, i Poteri Forti si stanno ora accanendo contro le – sempre a suo dire – salvifiche, benefiche e miracolose riforme elettorali e costituzionali che egli ha imposto al Parlamento.
Evidentemente i Poteri Forti, come il mitico Proteo, hanno la perfida e ineffabile abilità di trasmutarsi nelle forme che più loro aggradano, ma sempre comunque al fine di mettere disastrosi bastoni fra le ruote del governante – centrale o locale che sia – di turno.
Ora tocca alla recentemente e trionfalmente eletta amministrazione capitolina denunciare l’ingerenza dei Poteri Forti nelle cose dell’Urbe. Un’ingerenza, afferma l’amministrazione in questione, che ha provocato avvisi di garanzia, malumori, malignità su remunerazioni, incomprensioni, dimissioni, e perfino rivolte nella base elettorale, con l’evidente e perfido scopo di azzoppare una giunta comunale di cristallina onestà e adamantina buona volontà, comunque fermamente determinata a proseguire sulla sua strada senza lasciarsi intimidire.
Resta il mistero sulla natura, l’entità, la composizione e le intenzioni dei Poteri Forti, che continuano a incombere ovunque rompendo uova nel paniere, rivelando cene eleganti, provocando dimissioni e iscrizioni nei registri degli indagati, mettendo in evidenza bugie e incoerenze; in conclusione, impedendo, perfidi, ai governanti o amministratori di turno di mantenere le loro promesse, si tratti di un milione di posti di lavoro, di una crescita economica sicura e felice o di assoluta trasparenza, onestà, efficienza e pulizia.
Un sospetto s’insinua a questo punto nella mente: forse, alla fin fine, un’identità precisa ai Poteri Forti, misteriosi e incombenti quanto l’omerico Fato, si può darla senza il bisogno di indagare nelle pieghe dell’esoterismo e senza dover immaginare cenacoli di confabulanti e intriganti grandi vecchi.
Basta cambiare il loro nome, e tutto diventa chiaro e luminoso come il sole. Basta smettere di chiamarli Poteri Forti e chiamarli, onestamente, con una sola parolina, di sole cinque lettere.
Basta, semplicemente, chiamarli alibi.
Giuseppe Riccardo Festa
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