GEPPI CUCCIARI SHOW IN SENATO: L’IRONIA TAGLIENTE CHE SCUOTE (FORSE) LA POLITICA ITALIANA

Gepi Cucciari al Senato

Antonio Loiacono

Geppi Cucciari ha fatto il suo ingresso in Parlamento per inaugurare gli Stati generali Rai. Armata di ironia e battute, ha lanciato una serie di frecciate sottili – e meno sottili – che hanno provocato più di un sorriso, qualche imbarazzo e forse una fugace riflessione. Con il suo stile inconfondibile, Cucciari ha puntato l’attenzione sul vero elefante nella stanza: l’atavica presenza della politica nei corridoi di Viale Mazzini.

Che ci fa Geppi Cucciari in Senato? È stata proprio lei a porre la domanda – con quella sua solita aria ironica – davanti ai senatori e, in particolare, al presidente Ignazio La Russa, che a quanto pare ha riconosciuto “dalla Gazzetta”: un tocco di classe che in pochi hanno colto, un tributo non troppo velato ad un politico che, almeno in apparenza, sembra spesso più interessato a questioni calcistiche che istituzionali. Ma Cucciari ha subito rilanciato, ricordando ai presenti che anche gli elettori, del resto, potrebbero porsi la stessa identica domanda su molti di loro: “Vi fischiano le orecchie? Perspicaci.” Così, con un’ultima frecciata, ha suggerito ai senatori di riflettere – cosa che, diciamolo, non accade tutti i giorni. E in effetti, per un attimo, l’intero Senato avrà pensato la stessa cosa.  Insomma, una verità a portata di mano: la politica può portare chiunque in Parlamento, anche chi non sembra avere idea di cosa fare lì  e se questo vale per Geppi, vale, ironicamente, anche per altri. Non si è trattato di uno spettacolo di cabaret, ma di una lezione di ironia, sagacia e sarcasmo mirato dritto al cuore di una classe politica ingessata. Ma il meglio doveva ancora venire!

Il tema della giornata era di quelli ambiziosi: come tenere fuori i partiti dalla Rai. Ma Geppi Cucciari non si è fatta certo intimidire dall’argomento, e con un sorriso ha sparato la sua stoccata: “Lo dico sorridendo, anche a me piace molto la fantascienza. Parlare di partiti fuori dalla Rai al Senato è come organizzare un convegno contro il gioco d’azzardo a Las Vegas.” E giù risate. Geppi, infatti, ha toccato un nervo scoperto. Chi può davvero credere che chi ha costruito le sue carriere e clientele attorno alla lottizzazione della Rai possa davvero sbarazzarsi di questo sistema? È un po’ come chiedere al lupo di diventare vegetariano: “Manca solo il Millennium Falcon a Viale Mazzini”, sembrava voler aggiungere Cucciari. E così, la sua battuta si è trasformata in un riflettore puntato sulla realtà: la Rai, da sempre, è un palco perenne per i giochi di potere dei partiti e se la metafora vi sembra assurda, pensate a chi cerca di convincere i politici che il “servizio pubblico” dovrebbe essere veramente “pubblico”.

E come darle torto? Se c’è una cosa che la politica italiana ha fatto bene negli anni, è proprio la capacità di tenere la Rai al guinzaglio. Chiunque neghi questa realtà è invitato ad un viaggio nell’immaginario collettivo, proprio come un film di fantascienza in cui i partiti sono buoni, trasparenti e disinteressati al controllo dei media pubblici. L’atavico problema della lottizzazione, infatti, è come un vecchio copione che va in scena anno dopo anno, tra proclami e sorrisi forzati.

A coronare il tutto, Geppi ha scelto di chiudere con uno slogan altisonante, quasi presidenziale: “Rai, di tutto e di più. Chi può e chi deve, uomini di buona e media volontà, facciano di tutto affinché la Rai sia di più e di tutti. Hasta il canone siempre, Made Viale Mazzini Plurale Again.” Un saluto che echeggia lo stile di un certo ex presidente d’Oltreoceano, il cui “Make America Great Again” si è ritrovato trapiantato nel contesto di una Rai plurale (almeno in teoria). Forse un invito a sognare una Rai finalmente inclusiva e rappresentativa, o forse semplicemente un gioco ironico: quale miglior modo di chiudere il discorso se non evocando un linguaggio altisonante e tanto lontano dalla realtà?

Con uno stile che mescola serio e faceto, Cucciari ha incantato i presenti, che tra un sorriso ed un applauso hanno probabilmente dimenticato per un momento di trovarsi nel bel mezzo di una critica tutt’altro che leggera.

In definitiva, Geppi Cucciari ha regalato al Senato ed ai social una performance che è tutto tranne che leggera. Tra una battuta e l’altra, ha svelato un fatto lapalissiano: la questione dell’indipendenza della Rai è ancora un tabù, un nodo che nessuno è pronto a sciogliere, per non rischiare di perdere il “controllo del telecomando”. E chissà se qualcuno, sotto la pioggia di ironia, avrà realmente colto il messaggio!

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